Bollettino n° 24

 

Osservatorio Calamandrana sul carcere di San Vittore

"per la trasparenza e l’umanizzazione in carcere"

Bollettino n° 24 - aprile 2007

 

Illusioni o speranze?

 

Benché da mesi i temi carcerari non siano più in primo piano, i detenuti rimangono fiduciosi nel nuovo corso avviato da Prodi. Riportiamo al riguardo due testimonianze significative:una lettera dal 3° raggio con 53 firme e due incontri al Femminile sulle carenze sanitarie e su altri gravi problemi della detenzione.

 

Una lettera dei detenuti del 3° raggio

 

Siamo detenuti ristretti nel carcere di San Vittore, desideriamo mettervi a conoscenza di molte cose che non funzionano per niente e quando diciamo niente è nel pieno significato della parola, a partire dalla sanità, Asl, Sert, che sono fondamentali per la nostra salute e le nostre patologie.

Partiamo dall’assistenza di prima necessità. Si sono verificati molti casi, troppi, dove le visite mediche non vengono effettuate anche quando ci si segna dal dottore, o perché il dottore arriva in ritardo e quindi il tempo stringe e il detenuto è costretto a tenersi il proprio male per sé ; e se chiedi di andare al pronto soccorso c’è rischio a volte di prendersi il rapporto o una denuncia perché l’agente penitenziario pensa che uno voglia farsi un giro, e quindi il detenuto rimane con il proprio male, dolore, patologia, in balìa di se stesso senza cure.

È accaduto che una sera un detenuto sofferente di una patologia epilettica ha avuto una crisi; stava succedendo il peggio; per fortuna i concellini se ne sono resi conto e gli hanno prestato subito i soccorsi, mentre sul piano mancava l’agente penitenziario. Sono stati 10 minuti ad urlare per chiamare l’agente. Quando è arrivato l’agente i detenuti lo hanno accompagnato trasportandolo a spalla al Pronto Soccorso. Siamo purtroppo carne da macello.

I nostri diritti sono calpestati senza pudore. Non vengono date informazioni sui farmaci prescritti, anche se espressamente richieste. La mancanza di personale sul piano è motivo di disagio e forse di morte per determinate patologie se non si interviene in tempo. Noi detenuti stranieri incontriamo ancora più difficoltà in tutti i sensi nell’assistenza sanitaria e quelli che hanno problemi legati alla droga non vengono assistiti.

Il Cad sportello stranieri è un fantasma. Le infermiere invece che svolgere il loro lavoro con professionalità , fungono da agenti penitenziari. È successo il caso di un ragazzo con problemi di emorroidi, che, trascurato da questi che si spacciano per dottori, è andato a finire in ospedale in coma farmacologico. Quando lui aveva manifestato il suo problema alla dottoressa, questa gli aveva fatto un rapporto disciplinare.

Insomma è riduttivo dire che siamo carne da macello. Per non parlare dell’ASL. Io sono 6 mesi che sono qui in carcere e devo ancora fare il test di prima accoglienza. Ho fatto presente questo e si sono pure risentiti. Non c’è un aiuto psicologico; lo richiediamo con le dovute domandine specifiche, ma ci viene risposto che siamo in tanti e la mole di lavoro per loro è troppa.

Ma alla Nave, (progetto pilota per tossicodipendenti) sono invece molto serviti. Chi troppo, chi niente. E pensare che l’Ordinamento Penitenziario prevede un trattamento uguale per tutti: quando lo si fa notare c’è un gran disappunto dei componenti dell’ASL e del Sert.

Inoltre ci sorge un dubbio: per fare la diagnosi di cocaina-dipendenza servono solo l’esame dell’urina e del capello? Per le visite specialistiche ci sono tempi di attesa lunghissimi. La cartella clinica non viene né consultata né aggiornata. Perciò farmaci generici e psicofarmaci vengono dati senza cura, purché il detenuto non dia fastidio.

Eppure la cura della propria salute a noi sembra una cosa giusta. Il kit di prima necessità all’entrata di San Vittore viene dato solo parzialmente. Poi ci sono persone detenute in altri raggi che hanno problemi legati alla droga che sono penalizzate perché non si trovano al terzo raggio. Questi incontrano un maggior numero di problemi per essere ascoltati, seguiti, curati. Insomma , problemi a non finire; ma quando si fanno notare alle persone competenti, sorgono purtroppo discussioni, invece di prendere atto e migliorare il proprio lavoro e la propria etica professionale, come dovrebbe essere.

Qui possiamo dire di essere abbandonati a noi stessi, alle nostre patologie e problemi di salute, senza che qualcuno si prenda cura e faccia qualcosa per cambiare in positivo. Chiediamo inoltre 2 ore di socialità nella saletta , visto che noi detenuti del terzo raggio terzo piano siamo chiusi 21 ore su 24. Potremmo organizzare un torneo di scacchi o di scopa o altro; e potremmo andare a mangiare in un’altra cella, come si fa in quasi tutti i carceri.

Vorremmo poter frequentare un gruppo di sostegno psicologico per noi che abbiamo problematiche legate alla dipendenza da sostanza stupefacente. Subiamo anche ritardi nella posta, per la troppa fatica nello smistamento. Desidereremmo inoltre avere una stanza con computer e stampante per poter scrivere le istanze per noi detenuti di questo raggio e piano. Qui al terzo raggio terzo piano siamo abbandonati da tutti, mentre qui sostengono il contrario.

Tutto quello .che stiamo subendo è, a dir poco, inumano. Siamo sì persone che hanno commesso dei reati, ma non per questo dobbiamo subire una condanna doppia, non essendo considerati da Asl, Sert, Sanità e da alcuni agenti che hanno un comportamento poco professionale verso di noi.

Avremmo un grande desiderio: fare pubblicare questa nostra richiesta di aiuto come se fosse un’epidemia. Vi ringraziamo per il vostro ascolto. In attesa di un vostro riscontro i ragazzi e uomini del terzo raggio, terzo piano vi inviano un augurio di Buona Pasqua.

 

Seguono 53 firme

"Scontiamo già le nostre pene. Perché subirne delle altre?"

Dal Femminile (12/19 aprile 2007)

 

Richieste di spiegazioni non evase

 

In una cella le detenute cambiano la disposizione dei letti per creare più spazio e rendere più confortevole l’abitabilità. Viene ordinato da un ispettore di rimettere tutto come prima senza spiegazioni, anche se richieste.

 

Violazione della privacy

 

Durante le visite in infermeria è sempre presente un’agente Nelle traduzioni di detenute all’ospedale le cartelle cliniche restano a disposizione degli agenti di scorta. In occasione di ricoveri in ospedale le visite mediche vengono effettuate in presenza di un agente che spesso è di sesso maschile. La documentazione medica già in possesso delle detenute all’atto della

carcerazione viene indebitamente trattenuta dagli operatori sanitari del carcere. Si registra spesso fuga di notizie sul contenuto dei fascicoli personali delle detenute.

 

Mancanza di rispetto

 

Molto spesso alcune agenti si rivolgono alle detenute con: giudizi offensivi sulla loro provenienza, ingiurie, apprezzamenti sgradevoli, anche di tipo razzista, sul loro stile di vita.

 

Sicurezza sul lavoro

 

Una detenuta sale su una scala a pioli per eseguire lavori di pulizia su una lampada a soffitto. Un ispettore vieta che una compagna l’aiuti sostenendo la scala, lasciando così chi sta lavorando in una situazione di oggettivo pericolo.

Per informazioni, segnalazioni e adesioni rivolgersi a Gruppo Calamandrana

Presso Lega dei Popoli, via Bagutta 12 Milano tel. 02780811

Mail gruppocalamandrana@libero.it. Sito internet: http://calamandrana.interfree.it

Gli originali degli scritti pervenutici direttamente da detenuti sono a disposizione presso la nostra sede.

Maria Elena Belli, Nunzio Ferrante, Augusto Magnone, Maria Vittoria Mora, Mario Napoleoni, Dajana Pennacchietti, Gabriella Sacchetti, Sandro Sessa. Le Associazioni: Naga, Lega per i Diritti dei Popoli - Sez. di Milano.

 

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