Prigioni d’Europa, nasce l’osservatorio

 

Prigioni d’Europa, nasce l’osservatorio

La nuova rete europea promossa in Italia da Antigone

 

Liberazione, 12 aprile 2003

 

Prigioni d’Europa sotto i riflettori del nuovo Osservatorio europeo sulle condizioni di detenzione, organismo promosso da Antigone e presentato ieri, in un convegno internazionale alla Camera dei deputati, come rete sovrannazionale per il rispetto dei diritti e l’umanizzazione delle pene.

Un’esperienza nuova che riunisce Università (Roma - Sapienza, Barcellona, Middelesex - Regno Unito, Lisbona, Atene) e associazioni da sempre attive nel mondo delle carceri.

"La realtà delle prigioni europee - spiega Stefano Anastasia, presidente di Antigone - riflette in gran parte i cambiamenti della società mostrando, se si pensa ad esempio all’alto numero di detenuti per reati connessi all’uso di stupefacenti, il fallimento delle iniziative per combattere lo svantaggio sociale. Serve così - fa presente Anastasia - una risposta sul piano preventivo che parta dall’analisi dei contesti metropolitani d’Europa".

Tra gli obiettivi primari dell’Osservatorio vigilare sul rispetto dei diritti umani. Sovraffollamento, maltrattamenti, torture, condizioni sanitarie, attività lavorative, reinserimento, sono alcuni dei grandi temi che caratterizzano l’universo carceri in tutta Europa. Problemi comuni sui quali indaga da qualche anno anche il Comitato europeo per la prevenzione della tortura costituito in base alle European Prison Rules che raccomanda, ma non vincola, i 43 Stati aderenti al Consiglio d’Europa a necessari adeguamenti.

Il comitato anti-tortura ispeziona (oltre cento le visite effettuate, 41 compiute ad hoc) e stila rapporti che in caso di inadeguate risposte da parte degli Stati vengono resi pubblici. "Ciò è accaduto finora tre volte - ha spiegato all’incontro Mauro Palma, membro del Comitato - con Italia, Francia e Regno Unito per situazioni legate al sovraffollamento".

E di tortura ha parlato anche Tana De Zulueta, deputata europea, sottolineando l’assoluta inadempienza dell’Italia nell’obbligo di introdurre nel codice penale la fattispecie di reato di tortura così come previsto dalla Convenzione internazionale relativa.

Una mancata previsione che getta ombre sull’Italia già additata di non adempiere alle raccomandazioni del Comitato per la prevenzione della tortura i cui membri, come è avvenuto alla prefettura di Bologna e al posto di polizia ferroviaria di Firenze, addirittura sono stati tenuti fuori la porta e nell’occhio del ciclone soprattutto per i fatti di Genova.

"In quei giorni, siamo scivolati - ha detto De Zulueta - in una serie di violazioni tra le quali quella che, già prima dell’arrivo dei manifestanti, prevedeva la esclusione di assistenza legale e consolare".

L’Italia della detenzione ancora sotto accusa per mancato rispetto dei diritti umani. A vivere le condizioni di sovraffollamento nelle carceri, che il provvedimento di riduzione della pena del Prc avrebbe potuto alleviare, sono in più di 50mila. Dà i dati aggiornati al 2003 Patrizio Gonnella di Antigone. Ha parlato di 56.250 detenuti nei 205 istituti di pena che ne potrebbero contenere solo 41.124. "Sono 15 mila - dice Gonnella - i detenuti in più". Ben 16 mila detenuti sono stranieri, 8 mila dei quali provenienti dall’area del Maghreb.

Un terzo della popolazione carceraria italiana ha problemi di alcool e droga. "In Italia - ha precisato poi l’esponente di Antigone - ci sono 2 poliziotti ogni 3 detenuti, contro i 2 ogni 7 in Spagna e 2 ogni 5 in Francia e Gran Bretagna". Se resta immutato il tasso di mortalità, 30 decessi ogni 10 mila, permane il problema suicidi, 52 nel 2002.

Gonnella puntualizza poi che "il rischio maggiore di maltrattamenti si verifica fuori dagli istituti, specie nella fase di prima custodia" e ricorda il caso Sassari del maggio 2000 col pestaggio di 21 detenuti con 82 inquisiti. Anche se Emilio Di Somma, vicedirettore generale dell’amministrazione penitenziaria, ha detto che il sistema italiano "non ha pecche", il deputato di Rifondazione Giuliano Pisapia rilancia la proposta, avanzata da Antigone, del Difensore civico nelle carceri.

"È indispensabile - dice il presidente Comitato carceri della Camera Pisapia - che la nostra proposta di legge sul difensore civico sia discussa. È una figura che può collaborare nel monitoraggio delle condizioni carcerarie con l’Osservatorio europeo, una iniziativa utile specie in questo periodo di maggiori restrizioni in base a legislazioni d’emergenza e alla diffusione della detenzione disumana anche in Paesi dove in passato c’erano più garanzie".

Vive perplessità poi in fatto di riduzione di imputabilità dei minori da 14 a 12 sono state espresse da Gaetano De Leo, docente di Psicologia giuridica alla Sapienza che ha parlato di "simmetria della violenza", ovvero di una correlazione diretta tra l’aumento della repressione e il numero dei reati commessi.

 

 

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