La pena oltre la pena

 

La pena oltre la pena. I diritti e la manipolazione amministrativa

di Stefano Anastasia (Associazione Antigone)

 

Fuoriluogo, giugno 2003

 

"Chi si trova in stato di detenzione, pur privato della maggior parte della sua libertà, ne conserva sempre un residuo, che è tanto più prezioso in quanto costituisce l’ultimo ambito nel quale può espandersi la sua personalità individuale", tanto affermava la Corte costituzionale nella sentenza n° 349 del 1993.

"In che cosa si traduca, questo residuo di libertà, e se esso sia effettivamente tutelato" è la questione alla quale ha cercato di dare risposta Marco Ruotolo, nel suo Diritti dei detenuti e Costituzione.

E un libro importante, questo di Ruotolo. Per ciò che vi è scritto, ma anche per il solo fatto di esser stato pubblicato. La less eligibility che orienta la pena detentiva verso standard di vita inferiori a quelli esterni è contagiosa e vale anche per le discipline scientifiche, che tendono a star lontane dal carcere e dalla pena. Ruotolo, invece, non ha avuto timori ad affrontare sistematicamente, dal suo punto di vista di studioso del diritto costituzionale, il problema della pena detentiva. E questo è, senz’altro, il primo titolo di merito di questo volume e del suo autore.

n volume tratta sistematicamente gli aspetti costituzionalistici del tema e ne affronta puntualmente le ricadute specifiche, dalla disciplina dei colloqui e della corrispondenza alla libertà religiosa, dal diritto alla salute a quello al lavoro. Ma dirimente è, a mio parere, il passaggio in cui Ruotolo, a confronto con le critiche radicali della riforma penitenziaria, cita Bricola e scrive che "più che contestare la bontà dei principi della legge del 1975, occorre proprio rilevare la tendenza alla rinnegazione pratica degli stessi, che sembra connaturale a un tipo di normativa qual è quella penitenziaria, che costituisce "uno dei settori più esposti alle varie pratiche nelle quali, nello stato di diritto, si realizza l’illegalità ufficiale attraverso la non applicazione e la manipolazione amministrativa delle norme" (p. 45).

Torna il tema dell’incapacità della pena detentiva, e del penitenziario in quanto tale, di tener fede alle sue promesse, di una pena meramente privativa della libertà; come se la libertà di una persona fosse scomponibile in una pluralità di suoi aspetti tra loro indipendenti e come se, viceversa, non fosse ognuno ciascuno di essi intimamente connesso con gli altri.

Ecco dunque il quesito da cui muove Ruotolo: quale sia il residuo di libertà insopprimibile dalla detenzione e se esso sia effettivamente tutelato. Con gli strumenti del diritto costituzionale Ruotolo tenta qualche risposta sul primo punto e abbozza poi una strategia sul secondo.

Il problema dell’effettività dei diritti è il problema dei problemi, in carcere. Il sistema penitenziario si sottrae così facilmente al rispetto dei diritti formalmente sanciti che, finanche una sentenza della corte costituzionale, che ha giudicato illegittimo l’ordinamento penitenziario nella misura in cui non ne garantisce un’effettiva tutela in forma giurisdizionale, è rimasta lettera morta.

Urge mettere in moto meccanismi di tutela, che tengano sotto osservazione e controllo la naturale tendenza del sistema penitenziario a "rinnegare" i diritti. Ruotolo riprende allora una nostra vecchia proposta, recentemente riproposta, assieme con Luigi Manconi e l’associazione A buon diritto e che sta raccogliendo consensi insperati, fino alla previsione di qualche forma di sperimentazione in ambito locale (si è già espresso in tal senso il Consiglio comunale di Roma).

Verso uno statuto dei diritti dei detenuti, Ruotolo propone di partire dall’azione concreta di un difensore civico nelle carceri. È il percorso che scelse il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, al suo primo mandato, e che nel tempo lo ha portato a definire un vero e proprio catalogo degli standard cui i sistemi penitenziari dei paesi del Consiglio d’Europa devono attenersi.

È un percorso mai completamente riconciliabile con l’istituzione penitenziaria, perché dalla realtà concreta dell’esecuzione penale detentiva verranno sempre nuove domande sulla sua capacità di tener fede alle proprie illuministiche promesse.

 

Marco Ruotolo, Diritti dei detenuti e Costituzione, Giappichelli Editore, 2002

 

 

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