Protocollo Veneto - Ministero

       

Protocollo d’intesa tra

Ministero della Giustizia e Regione Veneto

Venezia, 8 aprile  2003

Territorializzazione della pena

Edilizia penitenziaria

Tutela, promozione ed educazione alla salute dei ristretti

Assistenza sanitaria e socio-riabilitativa dei detenuti tossicodipendenti

Area immigrazione

Interventi trattamentali

Istruzione e formazione professionale, reinserimento sociale e lavorativo

Iniziative culturali sportive e ricreative

Area penale esterna

Attività di riparazione del danno

Area penale minorile

Formazione scolastica e professionale rivolta ai minori

Formazione e aggiornamento del personale

Strumenti di comunicazione, coordinamento, attuazione, verifica e controllo

Il Ministro della Giustizia e il Presidente della Regione del Veneto convengono sull’opportunità di ridefinire il contenuto del Protocollo d’Intesa sottoscritto in data 29 luglio 1988.

 

Rilevato che

 

L’assetto istituzionale conseguente alla normativa vigente, (in particolare la L. 354/75 e successive modifiche, nonché il DPR 230/00, la L. 165/98 e la L. 40/01, norme riguardanti l’ordinamento penitenziario, il DPR 448/88, disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni e il D.Lgs 272/89 norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del DPR 448/88; il DPR 616/77 e il D.Lgs 112/98 disciplinanti il trasferimento e le deleghe alle Regioni delle funzioni amministrative dello Stato, il T.U. 267/00 sulle autonomie locali; la L. 328/00 "legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" e i relativi provvedimenti attuativi, da ultimo la legge costituzionale 11.3 del 18.10.2001, che definisce in modo più completo le competenze delle Regioni) individua, nel rispetto delle diverse competenze e della normativa nazionale e regionale di riferimento, settori di intervento congiunto sui quali il Ministero della Giustizia e lo Regione, anche quale coordinatrice e promotrice delle attività degli Enti Locali, del volontariato, del Terzo settore, devono collaborare per il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Costituzione e dalle leggi in materia.

 

Considerato che

 

Per l’art. 27 della Costituzione "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato", e che la riforma penitenziaria del 1975 e la successiva Legge 10 ottobre 1986 n. 663 rappresentano un significativo cambio di cultura affinché la pena si declini non più esclusivamente secondo le modalità della custodia detentiva, ma soprattutto secondo percorsi trattamentali, anche alternativi al carcere, come peraltro ribadito dagli artt. 81 e seguenti delle Regole Minime dell’O.N.U. del 1955, del Consiglio d’Europa del 1973, della Raccomandazione R (87) del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa del 12 febbraio 1987.

 

Visto che

 

Detta cultura operativa è presente e permea in particolare le norme sul processo penale per i minori di cui ai D.P.R. 447 e 448/88, al D.Lgs. 272/89 e successive modificazioni e integrazioni.

 

Rilevato che

 

In tale contesto le misure alternative alla detenzione attraverso la concessione di spazi sempre più ampi di "non reclusione", offrono al condannato l’opportunità di ristabilire, e in alcuni casi di non interrompere, il legame con l’ambiente esterno, nella prospettiva della Sua progressiva reintegrazione nel tessuto sociale e produttivo.

 

Visto

 

Il T.U. 309/90 sul trattamento della tossicodipendenza, il D.Lgs. 230/99 e il D.Lgs. 433 del 22.12.00 sul riordino della medicina penitenziaria, il D.M. 21 aprile 2000 di approvazione del progetto obiettivo per la tutela della salute in ambito penitenziario, la legge 231/99 in materia di esecuzione delle pene, di misure di sicurezza e di misure cautelari nei confronti di soggetti affetti da AIDS conclamata o da grave, deficienza immunitaria, norme nelle quali particolare rilievo viene dato alla cura e alla riabilitazione delle persone condannate tossicodipendenti e alcooldipendenti, al ruolo rilevante e crescente del sistema regionale dei servizi socio-sanitari nel farsi carico dei soggetti coinvolti nel circuito penale, così da rispondere ai loro bisogni e tutelarne i diritti, interagendo, in tal modo, con il complesso normativo che presiede alla sua definizione ed alla sua gestione.

 

Considerato che

 

Alla base del sistema che viene a delinearsi nel presente Protocollo vi sono due presupposti tra loro interconnessi: il superamento del carcere come unica possibile risposta al problema della criminalità e devianza sociale; l’individualizzazione e la flessibilità del trattamento del condannato con il determinante contributo della comunità esterna.

 

Che la collaborazione interistituzionale può essere efficacemente realizzata mediante la stipula di un accordo generale che disciplini:

Territorializzazione della pena;

Edilizia penitenziaria;

Tutela, promozione ed educazione alla salute dei ristretti negli Istituti Penitenziari del Veneto;

Assistenza sanitaria e socio-riabilitativa dei detenuti tossicodipendenti e alcooldipendenti;

Area penale minorile:

Area immigrazione;

Interventi trattamentali:

        a. istruzione, formazione professionale, reinserimento lavorativo e sociale.
        b. iniziative culturali sportive e ricreative.

 

Ritenuto che

 

La realizzazione di detti programmi di intervento può essere assicurata con la più ampia intesa tra le Direzioni degli Istituti, dei Centri di Servizio Sociale per Adulti, degli Uffici di Servizio Sociale per Minorenni, gli Enti Locali, le Aziende UU.LL.SS.SS. competenti per territorio, il Volontariato ed il Terzo Settore, nel rispetto del ruolo di ciascun ente interessato.

 

Rilevato altresì che

 

Le "Linee di indirizzo in materia di volontariato, partecipazione sociale ed esecuzione penale" approvate il 10.3.1994 dalla Commissione Nazionale Consultiva e di Coordinamento del Ministero della Giustizia per i rapporti con le regioni, gli Enti Locali e il volontariato, nonché il Protocollo d’Intesa siglato l’8.6.1999 tra il Ministero della Giustizia e la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia, evidenziano l’importanza del ruolo del Volontariato nelle attività di prevenzione generale, nell’ambito del trattamento e del reinserimento sociale delle persone recluse;

il Ministro della Giustizia e la Regione del Veneto riconoscono la necessità di promuovere e sostenere forme di collaborazione stabili ed organiche con gli organismi del Volontariato e del Terzo Settore attivi nei penitenziari e nelle diverse realtà territoriali.

 

Atteso infine che

 

Viene demandata alle competenti strutture del Ministero della Giustizia e della Regione del Veneto la definizione delle strategie e del percorso amministrativo che consentiranno di attuare il presente Protocollo d’intesa attraverso:

il raccordo con gli strumenti di indirizzo e programmazione nazionali inerenti ai suoi contenuti;

il raccordo e l’elaborazione di linee di indirizzo regionali e di specifici strumenti di programmazione;

l’adozione di idonei strumenti d’intesa con i soggetti interessati dal presente Protocollo.

 

Vista

 

tutta la normativa vigente, nazionale e regionale, nelle materie oggetto dell’intesa, convengono su quanto segue:

 

Territorializzazione della pena

 

Il Ministero della Giustizia, in attuazione del principio generale di territorializzazione della pena previsto dalla legge 354/75 e successive modifiche, si impegna per quanto possibile, a destinare e/o a favorire il rientro dei detenuti veneti negli Istituti della propria regione di residenza, tenendo conto della residenza del nucleo familiare e adoperandosi per il reinserimento sociale sia di coloro che sono ristretti, che di quelli che sono in esecuzione penale esterno.

 

Edilizia penitenziaria

 

L’aspetto edilizia, nell’esecuzione della pena, riveste particolare rilievo sia per quanto attiene le condizioni di vivibilità negli istituti penitenziari per i detenuti e per gli operatori penitenziari, sia per la realizzazione delle attività trattamentali.

 

Il Ministero della Giustizia e la Regione del Veneto s’impegnano a:

concertare programmi di intervento edilizio in attuazione delle normative in vigore e sulla scorta delle indicazioni fornite dalle ispezioni igienico-sanitarie delle Aziende UU.LL.SS.SS.;

svolgere azioni di sensibilizzazione con gli Enti Locali affinché contribuiscano alla individuazione dì strutture idonee per le attuali sedi di centri di Servizio Sociale adulti e di Uffici di Servizio Sociale per minorenni che risultano inadeguate, e per quelle di prossima apertura a livello provinciale, nell’ottica della territorializzazione della pena;

concordare la programmazione di nuove strutture penitenziarie sullo base dei criteri di Territorializzazione e diversificazione della pena. Il Ministero della Giustizia chiederà, sui nuovi progetti di edilizia penitenziaria e sulla distribuzione delle diverse tipologie di istituti e servizi, il parere della Regione, che sarà espresso in accordo con gli Enti Locali;

 

elaborare uno studio di fattibilità, ciascuno per quanto dl competenza, per la realizzazione di strutture diversificate di accoglienza per donne con bimbi, per giovani adulti, prevedendo spazi appositi per nuovi giunti e per incontri con i familiari, nonché strutture di custodia attenuata;

si impegnano altresì ad individuare nuove sedi per quelle strutture penitenziarie destinate agli adulti e ai minori che risultino inadeguate.

La Regione si impegna, inoltre, nell’ambito degli interventi di edilizia sovvenzionata, ad introdurre ed aumentare criteri di priorità d’accesso ai fondi di dotazione in favore di Comuni sedi di istituti penitenziari e di strutture penitenziari in genere, per minori e per adulti, al fine di facilitare i processi di integrazione nelle realtà locali del personale del Ministero della Giustizia in particolare della Polizia Penitenziaria.

 

Tutela, promozione ed educazione alla salute dei ristretti negli Istituti penitenziari del Veneto

 

La salute intesa come benessere psicofisico è strettamente legata alla qualità delle condizioni di vita quotidiana all’interno degli istituti penitenziari, al trattamento, alla tutela dei diritti delle persone ristrette.

Il Ministero della Giustizia e la Regione del Veneto, ciascuno per gli aspetti di competenza, s’impegnano a:

verificare, attraverso le Aziende UU.LL.SS.SS. il rispetto delle norme in materia di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori di cui al D.Lgs. 19.09.1994, n. 626, nonché delle norme relative alle più complessive esperienze di tutela igienico-sanitario sia nei confronti degli operatori e dei terzi prestanti Servizio all’interno degli istituti sia nei confronti dei detenuti e degli ammessi a misure alternative;

stipulare convenzioni tra Aziende UU.LL.SS.SS, Direzioni degli istituti Penitenziari e Servizi minorili per l’attuazione di progetti di educazione sanitaria ed educazione alla salute rivolti ai ristretti ed agli operatori penitenziari, coinvolgendo in tale attività gli operatori del territorio, del volontariato e del Terzo Settore, valutando l’opportunità di percorsi formativi personalizzati;

concordare linee guida per la prevenzione dell’infezione da HIV nelle strutture penitenziarie, con l’impegno a definire localmente specifici protocolli operativi;

fino a quando non verrà data definitiva chiarezza normativa relativamente alla attuazione del decreto legislativo 230/99 e alle indicazioni contenute nel D.M. 21.4.00 s’impegnano a favorire l’integrazione delle prestazioni del Sistema Sanitario Penitenziario e del Servizio Sanitario Nazionale, attraverso convenzioni tra Direzioni degli istituti e Aziende UU.LL.SS.SS. per la fornitura di prestazioni integrative di assistenza specialistica ambulatoriale su prescrizione del Medico di Medicina Generale, salvo compensazione della mobilità interregionale per i residenti in oltre Regioni;

assicurare assistenza socio-sanitaria ai bambini tenuti presso di sé dalle madri in custodia cautelare o in esecuzione di pena, garantendone l’accesso ai servizi socio-educativi esterni;

garantire una adeguata disponibilità di posti letto nelle strutture-alloggio esistenti nel territorio, per persone residenti nel Veneto affette da gravi compromissioni fisiche per AIDS o per patologie correlate all’uso di sostanze stupefacenti;

stipulare convenzioni, tra Direzioni degli Istituti ed Aziende UU.LL.SS.SS., per la promozione di iniziative in tema di tutela della salute mentale, comprendenti monitoraggi, formazione e aggiornamento;

promuovere la realizzazione di strutture residenziali e/o semi residenziali intermedie rivolte a dimessi dagli Istituti Penitenziari e dagli ospedali Psichiatrici Giudiziari residenti nel Veneto nelle quali attuare programmi di acquisizione di abilità ed autonomia e svolgere percorsi socio-riabilitativi finalizzati a sostenere complessivamente il loro reinserimento sociale e lavorativo;

adeguare e potenziare i Servizi Psichiatrici di diagnosi e cura e le strutture terapeutiche residenziali atti al ricovero dei detenuti e individuare servizi specialistici per minori.

 

La Regione s’impegna a garantire, attraverso Aziende UU.LL.SS.SS. ed Aziende Ospedaliere, l’assistenza specialistica in tutte le specialità, predisponendo uno schema tipo di convenzione tra Istituti Penitenziari ed Aziende UU.LL.SS.SS., prevedendo la compensazione della mobilità interregionale per i residenti in altre Regioni.

Nelle convenzioni sarà altresì previsto che l’erogazione dei servizi specialistici sarà attuata con tempi di attesa che tengano conto della particolare situazione di privazione della libertà.

La Regione si impegna a garantire per i detenuti e gli internati la conservazione dell’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale per tutte le forme di assistenza, ivi compresa quella medico generica. Parimenti garantisce l’esclusione dal sistema di compartecipazione alla spesa delle prestazioni sanitarie erogate dal servizio sanitario nazionale.

 

Regione, Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria e Centro per la Giustizia Minorile si impegnano a favorire la ricerca delle migliori soluzioni organizzative per il ricovero ospedaliero di detenuti, tenendo in considerazione i motivi di sicurezza e l’onere finanziario allo stato di detenzione.

 

Assistenza sanitaria e socio-riabilitativa dei detenuti tossicodipendenti e alcoldipendenti

 

Il Ministero della Giustizia s’impegna ad istituire, nella Regione, strutture penitenziarie a custodia attenuata per detenuti tossicodipendenti e alcoldipendenti.

La Regione s’impegna a promuovere l’istituzione di Unità Operative specifiche per i tossicodipendenti e gli alcoldipendenti detenuti o in esecuzione penale esterna. Tali Unità Operative saranno dotate di autonomia tecnico-gestionale e saranno integrate nel Dipartimento per le Dipendenze, istituito presso ciascuna Azienda U.L.S.S..

La Regione s’impegna a dare piena attuazione al trasferimento delle funzioni sanitarie di prevenzione e assistenza ai detenuti e internati tossicodipendenti e alcoldipendenti.

 

Area immigrazione

 

La consistente presenza di detenuti provenienti da paesi non appartenenti all’Unione Europea portatori di problematiche ulteriori e specifiche, rende necessario, in attuazione anche di quanto previsto dal D. Lgs. 286/98 e successive modifiche, prevedere iniziative mirate per garantire una parità con i detenuti italiani nella fruizione dei diritti e dei benefici previsti dall’Ordinamento Penitenziario, considerando le difficoltà di comunicazione, le diversità culturali, la lontananza dei loro contesti ambientali e familiari.

 

Il Ministero della Giustizia e la Regione del Veneto s’impegnano a:

valorizzare e agevolare i progetti che realizzino un servizio di mediazione culturale all’interno degli istituti, di consulenza agli immigrati, attraverso appositi sportelli di informazione;

a rendere effettivo il diritto allo studio, nell’ambito delle rispettive competenze e in collaborazione con il Ministero dell’Università e della Ricerca, individuando modalità idonee a superare le eventuali difficoltà di inserimento nei corsi scolastici di ogni ordine e grado, ciò al fine di rendere attuabile anche l’utenza extracomunitaria il diritto alla "long- life learning" secondo gli orientamenti espressi con l’accordo sottoscritto in data 02-Marzo-2000 dalla Conferenza unificato Stato-Regioni sul riorganizzazioni ed il potenziamento dell’educazione permanente degli adulti; il Ministero della Giustizia e la Regione Veneto si impegnano a favorire una offerta formativa integrata tra istituzioni e formazione professionale (art. 138 D.Lgs. 112/98) mirata alle esigenze del particolare tipo di utenza. Tale offerta formativa integrata dovrà-possibilmente-tenere conto del rientro dei Paesi d’origine e dovrà essere realizzata attraverso corsi formativi costruiti "ad hoc" mediante la stipula di contratti formativi individuali, finalizzati all’acquisizione di una professionalità che sia spendibile nel mercato del lavoro del Paese d’origine di un detenuto. Per l’attuazione di tale progetto il Ministero della Giustizia e la Regione Veneto collaborano al fine di costruire una rete di rapporti di soggetti a vario titolo coinvolti nello specifico settore, la rete dovrà necessariamente avere carattere transnazionale al fine di agevolare la conoscenza del tessuto economico dei Paesi terzi e favorire la creazione di canali di accesso al lavoro;

sostenere i Centri Territoriali Permanenti del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca nell’attivazione di corsi d’alfabetizzazione e di lingue negli Istituti con maggiore presenza di detenuti stranieri ed avvalendosi, per la mediazione culturale e l’interpretariato, anche della rete del Volontariato e del Terzo Settore;

attuare le disposizioni del Testo Unico delle leggi in materia di disciplina delle sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, emanato con DPR 9.10.90 n. 309 e successive modificazione ed integrazioni, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria a stranieri non in regola con le norme relative all’ingresso e senza permesso di soggiorno dimessi dagli Istituti Penitenziari, garantendo tutte le prestazioni erogabili nell’area delle dipendenze, tra cui l’inserimento nelle comunità terapeutiche e nelle strutture riabilitative in genere accreditate dalla Regione.

 

Interventi trattamentali

 

Il trattamento, in tutti i suoi elementi, come delineato nell’ordinamento Penitenziario costituisce la modalità obbligata attraverso cui si realizza ogni percorso individuale di recupero e di riabilitazione.

Il Ministero della Giustizia e la Regione del Veneto s’impegnano o promuovere e a realizzare le iniziative tese a sostenere e sviluppare gli interessi umani, religiosi, culturali, professionali, nel rispetto delle diversità e della dignità umana,

 

Istruzione e formazione professionale, reinserimento sociale e lavorativo

 

L’istruzione, la formazione professionale e il lavoro sono tra gli strumenti principali del trattamento sia per il valore intrinseco di diritto dovere in essi contenuto, sia come mezzo di espressione e realizzazione delle singole capacità e potenzialità; l’attività lavorativa finalizzata al reinserimento, inoltre, costituisce uno dei principali obiettivi dell’attività di formazione professionale realizzata all’interno degli istituti.

Per quanto riguarda l’istruzione di ogni ordine e grado, nell’ambito delle competenze delegate alle Regioni in relazione alla programmazione dell’offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale, (art. 138 del D.Lgs. 112/98), agli orientamenti espressi dall’accordo sottoscritto il 2 marzo 2000 dalla Conferenza Unificata Stato Regioni (ex art. 8 D.Lgs. 281/97), sulla riorganizzazione e potenziamento dell’educazione permanente degli adulti, in applicazione della Direttiva per il Sistema Istruzione", approvata in sede di Conferenza Unificata in data 6.2.2001, il Ministero della Giustizia (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria e centro Giustizia Minorile) e la Regione veneto s’impegnano, ciascuno per quanto di competenza, a favorire, anche attraverso apposite convenzioni, il coordinamento tra gli organismi coinvolti.

Per quanto riguarda la formazione professionale ed il lavoro, il Ministero della Giustizia e la Regione del Veneto, tenuto conto anche delle indicazioni contenute nella L. 845/78, nella L. 9/99 s’impegnano a:

individuare congiuntamente le attività di formazione professionale rivolte ai soggetti ristretti negli istituti Penitenziari del Veneto. al fine di predisporre il piano annuale degli interventi. Gli interventi programmati daranno luogo a certificazioni di competenza e ad azioni di monitoraggio svolte in collaborazione tra i soggetti interessati;

sostenere finanziariamente gli Enti Locali interessati da una elevata presenza di detenuti in fase di dismissione dagli istituti penitenziari, di condannati e soggetti in misura alternativa o sostitutiva, con procedimenti penali, misure cautelari o alternative, sanzioni sostitutive, nella programmazione e realizzazione di interventi:

animativo/educativi;

di promozione dei fattori di protezione sociale e di prevenzione dai fattori di rischio;

di aggregazione e socializzazione;

di sostegno e orientamento individuale;

di supporto, sensibilizzazione, mediazione famigliare;

di supporto rispetto alla relazione madre/padre/bambino;

di sostegno nella ricerca, nell’inserimento lavorativo abitativo e sociale;

di mediazione culturale in ambito extrascolastico;

di integrazione sociale.

Utilizzare le informazioni dei Centri per l’Impiego e sulla domanda di professionalità espressa dalle realtà produtive presenti sul teritorio al fine di attivare un servizio di orientamento al lavoro a favore dei detenuti, ex detenuti e soggetti in misura alternativa alla detenzione;

favorire, atraverso una costante collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, la presenza di offertà formativa a livelo di istruzione elementare, media e secondaria, di formazione professionale e di specifici corsi di alfabetizzazione per detenuti immigrati;

promuovere, in colaborazione con i Centri per l’Impiego, l’avviamento al lavoro dei detenuti attraverso pergetti sperimentali diretti a verificare nuove professionalità e nuove forme imprenditoriali, cooperative di lavoro e l’istituzione di borse di formazione-lavoro;

promuovere commesse di lavoro per i detenuti da parte degli enti pubblici territoriali e dei privati utilizzando tutte le agevolazioni previste dalle leggi in materia e da ultimo dalla legge 193 del 22-giugno-2000, per favorire l’imprese che assumono detenuti ed ex detenuti e soggetti in misura alternativa;

garantire attraverso una stretta integrazione tra servizi sociosanitari territoriali, Centri di Servizio Sociale per Adulti e Uffici di Servizio Sociale per Minorenni, una rete territoriale di sostegno per i soggetti ammessi alle misure alternative o sostitutive, minori messi alla prova, dimittendi, dimessi, liberi vigilati, promuovendo le iniziative pubbliche e private in favore dell’esecuzione penale all’esterno;

promuovere e sostenere progetti individuali per detenuti avviati al lavoro esterno o interno.

 

Iniziative culturali sportive e ricreative

 

Il Ministero della Giustizia e la Regione del Veneto si impegnano a:

promuovere, all’interna degli Istituti Penitenziari del Veneto, iniziative educative, culturali, ricreative e sportive, con la partecipazione degli Enti locali ed il coinvolgimento degli organismi pubblici, privati, del Volontariato e del Terzo Settore operanti nel carcere;

favorire e facilitare l’accesso negli Istituti agli operatori coinvolti nei progetti di trattamento (insegnanti, animatori, attori...); promuovere programmi di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle aree di intervento del presente Protocollo.

 

Area penale esterna

 

Il Ministero della Giustizia e la Regione del Veneto, considerato il ruolo importante che ha l’esecuzione penale all’esterno per il reinserimento sociale dei condannati, recepiscono la Raccomandazione del Consiglio d’Europa n.(92)16 del 19.10.92 e, ciascuno per quanto di competenza, si impegnano a:

promuovere la realizzazione di Istituti a custodia attenuata o per il regime di semilibertà, separati dagli altri Istituti penitenziari;

promuovere ed organizzare centri di accoglienza per detenuti in permesso premio ed ammessi al regime di affidamento in prova o detenzione domiciliare, a beneficio dei soggetti privi di validi riferimenti esterni, sia familiari che ambientali;

realizzare centri di accoglienza o comunità alloggio per l’esecuzione di affidamenti al Servizio Sociale o di detenzioni domiciliari, nei quali collocare minori con procedimenti penali, misure cautelari non detentive, alternative, sanzioni sostitutive, pene detentive e misure di sicurezza in corso, nonché sezioni autonome di istituti per la semilibertà ubicate in edifici di civile abitazione, con oneri di manutenzione, ristrutturazione e gestione a carico della Regione;

attivare un efficace rapporto di collaborazione tra Ministero della Giustizia, Provveditorato Regionale, Centro di Giustizia Minorile, Regione, Enti Locali, Aziende UU.LL.SS.SS., organizzazioni di volontariato e del Terzo Settore il perseguimento degli obiettivi delle misure restrittive della libertà personale, nonché delle misure alternative;

favorire l’azione del Volontariato e degli organismi del Terzo Settore volta al trattamento degli ammessi alle misure alternative e all’informazione a; favore dei condannati in sospensione pena, promuovendo, altresì, prestazioni di attività socialmente utili da parte di soggetti sottoposti ad esecuzione penale esterna in collaborazione con i1 Volontariato e il Terzo Settore.

 

Attività di riparazione del danno

 

Attività di mediazione

 

Il Ministero della Giustizia e la Regione concordano sulla necessità di porre maggiore attenzione alle problematiche relative alle vittime del reato.

La Regione si impegna, con la partecipazione degli Enti Locali, a promuovere e realizzare, in collaborazione anche con i Tribunali di Sorveglianza, il Giudice di pace, il Volontariato, il Terzo Settore, i centri di Servizio Sociale Adulti, l’Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni, azioni di riconciliazione tra attori e vittime di reato, di riparazione del danno, avvalendosi del Volontariato, del Privato Sociale, del Terzo Settore, anche attraverso attività gratuite a favore della collettività da parte dei soggetti in affidamento in prova al Servizio Sociale.

La Regione e gli Enti Locali con la partecipazione dei CSSA, si impegna inoltre a garantire la promozione di adeguate forme di assistenza alle vittime dei reati e ai loro familiari in collaborazione con altri Enti pubblici e privati, favorendo l’istituzione di sportelli di sostegno alle vittime dei reati.

Il Ministero della Giustizia e la Regione Veneto, recependo la Raccomandazione n.(99)19 del Consiglio d’Europa e la Dichiarazione delle Nazioni Unite di Vienna - Aprile 2000, sull’importanza dello sviluppo di metodi non giudiziari di intervento penale, s’impegnano a favorire in accordo con gli Enti locali interessati

l’istituzione di uffici per l’attività di Mediazione.

 

Area penale minorile

 

La specificità della problematica relativa alla devianza minorile rende necessario prevedere interventi differenziati ed ulteriori rispetto agli adulti.

il Ministero della Giustizia e la Regione del Veneto s’impegnano a:

favorire la partecipazione fattiva nelle attività trattamentali degli organismi del Volontariato e del Terzo Settore, garantendo ai minori il coinvolgimento diretto nelle attività da essi proposte, per sostenere il loro reinserimento;

sostenere finanziariamente gli Enti Locali interessati da un elevato numero di minori con procedimenti penali, misure cautelari o alternative, sanzioni sostitutive, nella programmazione e realizzazione di interventi:

animativi/educativi;

di promozione dei fattori di protezione sociale e dì prevenzione dai fattori di rischio;

di sostegno educativo individualizzato;

di aggregazione e socializzazione;

di supporto, sensibilizzazione, mediazione famigliare;

di sostegno per percorsi di formazione qualificazione professionali;

di mediazione culturale in ambito extrascolastico;

di integrazione sociale;

sostenere progetti sperimentali sulla mediazione penale minorile;

garantire parità di trattamento ai minori stranieri, ed adeguata assistenza sanitaria e sociale anche ai minori immigrati irregolari;

favorire, per i minori con precedenti penali, misure cautelari o alternative, sanzioni sostitutive, pene detentive e misure di sicurezza in corso, l’accesso ai percorsi di scolarizzazione ed alfabetizzazione, anche oltre il periodo del procedimento penale, modulando i corsi scolastici secondo le necessità, lingue e culture di appartenenza dei fruitori, e assicurare, compatibilmente con le risorse disponibili, la presenza di un mediatore culturale durante le lezioni.

 

Formazione scolastica e professionale rivolta ai minori

 

La Regione prevede l’inserimento nel proprio piano di Formazione Professionale di interventi destinati all’assolvimento dell’obbligo formativo nel sistema della Formazione Professionale.

La Regione promuove, in accordo con l’Ufficio Scolastico Regionale del Ministero Istruzione, Università e Ricerca, iniziative integrate finalizzate all’assolvimento dell’obbligo scolastico e formativo.

L’Ufficio Scolastico Regionale e le Istituzioni Scolastiche autonome promuovono iniziative destinate all’assolvimento dell’obbligo scolastico o formativo nel sistema dell’istruzione.

 

Formazione e aggiornamento del personale

 

Il Ministero della Giustizia e la Regione Veneto si impegnano a:

favorire e realizzare in modo congiunto, iniziative culturali e formative rivolte al personale dipendente del Ministero, della Regione, degli Enti Locali, delle Aziende UU.LL.SS.SS., del Volontariato e del Terzo Settore, finalizzate a migliorare la qualità dei servizi prestati e l’integrazione tra operatori. Le attività formative verranno programmate di concerto, annualmente e organizzate secondo anche le indicazioni contenute nelle linee di indirizzo approvate dalla Commissione Nazionale Consultiva e di Coordinamento per i rapporti con le regioni, gli Enti Locali ed il Volontariato il 10 marzo 1994.

Il personale partecipante alle iniziative formative. concordate, sarà considerato a tutti gli effetti in servizio; i relativi oneri finanziari saranno assunti dalle rispettive Amministrazioni.

Nel formulare i programmi di formazione e aggiornamento si terrà conto: delle esigenze formative e informative sia del personale appartenente alle diverse professionalità, che del Volontariato e del Terzo settore; delle tipologie di utenza, del loro modificarsi, delle caratteristiche socioculturali del territorio.

 

Strumenti di comunicazione, coordinamento, attuazione, verifica e controllo

 

Il Ministero della Giustizia e la Regione del Veneto si impegnano a:

promuovere programmi di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulle aree di intervento del presente Protocollo;

promuovere, sviluppare e realizzare anche attraverso lo scambio di dati, uno rete informativa integrata tra tutte le fonti istituzionali, associative, di Volontariato e del Terzo Settore, valida per l’interpretazione dei fenomeni sociali e per lo programmazione di iniziative congiunte.

 

La Regione Veneto si impegna a:
fornire al Ministero della Giustizia, sulla propria rete, i servizi di connettività e di interoperabilità, qualora necessari alle interazioni con il dominio Giustizia nell’ambito dello RUPA e nell’ottica dello rete nazionale;

istituire una Commissione interistituzionale permanente, con la partecipazioni di tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione del presente Protocollo, con il compito di:

dare esecuzione e prevedere strumenti di verifica e controllo sullo stato di attuazione del Protocollo;

favorire lo sviluppo dell’attività normativa e di programmazione degli interventi della Regione in ambito penitenziario, anche attraverso l’assunzione di apposite linee di indirizzo e la promozione di progettualità sperimentali;

assumere impegni operativi sulla base di una preventiva selezione delle priorità degli interventi, in relazione alla diversa complessità delle situazioni carcerarie.

 La commissione permanente potrà avvalersi di altri organismi istituzionali ed in particolare di un Osservatorio regionale sulla condizione della popolazione detenuta ed in esecuzione penale esterna.

La Regione del Veneto si impegna a istituire una Segreteria Tecnica Regionale che supporti la Commissione sopra specificata nell’attuazione del presente Protocollo e a istituire, l’intesa con il Ministero della Giustizia un Osservatorio Regionale sulla condizione della popolazione condannata, (detenuta e in esecuzione penale esterna).

Il Ministero della Giustizia e la Regione Veneto si impegnano ad effettuare verifiche annuali delle iniziative assunte in attuazione del presente protocollo.

 

Il Ministero della Giustizia, nella persona del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Presidente Giovanni Tinebra, la Regione del Veneto, nella persona dell’Assessore alle Politiche Sociali, Volontariato e Non Profit Antonio De Poli, sottoscrivono il presente, Protocollo, con il quale si impegnano all’esecuzione di tutti gli atti consequenziali a quanto in premessa dichiarato.

 

 Venezia, 8 Aprile 2003

 

per il Ministero della Giustizia

il Capo Dipartimento

dell’Amministrazione Penitenziaria

Pres. Giovanni Tinebra

per la Regione del Veneto

L’Assessore alle Politiche Sociali

Volontariato e Non Profit

Antonio De Poli

 

 

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