Difensore civico detenuti

 

Spuntano i garanti dei detenuti: c’è un altro avvocato per tutti

 

Vita, 7 novembre 2003

 

Alcuni comuni hanno nominato l’Ombudsman di chi è in prigione. Una figura prevista dall’O.N.U. ma dimenticata dal Parlamento. Quando il Parlamento dorme, conviene dargli una manina. Quelli di Antigone, associazione che cupa di diritti e bisogni dei detenuti, le insidie e le furbizie dei parlamentari (e della politica) le conoscono fin troppo bene. Ecco perché hanno pensato di date una bella "svegliata" al parlamento (alla commissione Affari costituzionali della Camera giacciono tre disegni di legge in merito, di Giuliano Pisapia, Prc, di Anna Finocchiaro, Ds, e di Tazzoni, Udc) sollecitando le amministrazioni locali a fare quello che i palazzi della Repubblica non riescono: offrire garanzie certe e un quadro normativo stabile ai diritti dei detenuti, come avviene in quasi tutti i Paesi europei, mentre esiste una convenzione dell’Onu, contro la tortura, firmata dall’Italia, che impone al nostro Paese di adeguarsi: di dotarsi cioè, di uno strumento civile, quello del difensore civico (l’ombudsman della tradizione anglosassone) dei diritti dei detenuti.

Ha cominciato il Comune di Roma, nominando Luigi Manconi, l’ex portavoce dei Verdi già parlamentare per due legislature e oggi presidente dell’associazione "buon diritto". Ha proseguito quello di Firenze, nominando alla stessa carica Franco Corleone, anche lui ex deputato verde ed ex sottosegretario alla Giustizia.

Dopo due amministrazioni di centrosinistra, la parte migliore e più sensibile del centrodestra non poteva restare alla finestra a guardare. Ecco perché si discute dell’istituzione del difensore civico nelle carceri (o meglio di "garante per i diritti dei detenuti") anche nella commissione Carceri di Palazzo Marino, a Milano, cioè nella sede preparatoria più delicata di un consiglio comunale a maggioranza polista. A relazionare sullo stato dell’arte sarà Luigi Manconi, votato alla carica dopo discussione e voto in sede di consiglio comunale, nel Comune di Roma, e Patrizio Gonnella dell’associazione Antigone. Non a caso Antigone aveva incassato, nel bel mezzo di un periodo non facile ne sereno per i mali che affliggono la giustizia italiana e per le condizioni di vita dei detenuti, e dopo la soluzione pasticciata e interlocutoria del cosiddetto indultino, l’interessamento personale, diretto e sollecito del presidente della camera, Pierferdinando Casini. E proprio giovedì vi sarà un’audizione sul tema alla commissione Affari costituzionali.

Ma a cosa serve il "garante a tutela delle persone private della libertà personale"? A rappresentare, spiega il presidente di Antigone, Stefano Anastasia, "un punto di riferimento per i detenuti maggiorenni e minorenni nel territorio comunale". I compiti e le finalità di questo incarico, che una volta varato viene poi assegnato ad personam dal sindaco, sono di fare di fatto da mediatore in nome della salvaguardia dei diritti fondamentali (lavoro, salute, cultura). Si occuperà quindi di detenuti e del loro rapporto col sistema carcerario, in modo da renderlo, dove è possibile, più vivibile e tollerabile.

Collaborerà con gli operatori del carcere, il direttore in particolare, e il D.A.P. "cercando di strappare", dice Gonnella, "più poteri possibile: certo, la legge quadro manca ancora ma sono speranzoso, a mio parere, la legge si farà. Altrimenti non saremmo veri europei".

 

 

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