Canada

 

La gestione dei problemi penitenziari in Canada

di Giovanni Tamburino (Magistrato)

 

Il corrispondente canadese del nostro Dipartimento penitenziario si chiama “Servizio correzionale del Canada”, in sigla S.C.C.. Nei documenti che il S.C.C. diffonde in patria e all’estero, la sua missione fondamentale viene descritta con queste parole: “Il Servizio correzionale del Canada, quale parte del sistema della giustizia penale e nel riconoscimento del primato del diritto, contribuisce alla protezione della società incitando i delinquenti a diventare cittadini rispettosi delle leggi, nel tempo in cui esercita su di essi un controllo ragionevole, sicuro e umano”.
Una “missione” non semplice neppure per un Paese dalle grandi risorse. Non esiste sistema penitenziario privo di problemi, né luogo in cui la detenzione non sia fonte di difficoltà per chi la esegue, oltre che, è ovvio, per chi la subisce. Vediamo allora se l’esperienza di un Paese moderno e per tanti aspetti privilegiato, abbia qualcosa da dirci circa il modo migliore di affrontare la realtà penitenziaria.
Qui prenderemo in considerazione un aspetto all’apparenza secondario, che però può essere rivelatore.
Ci concentriamo su quel “termometro” dei rapporti tra Amministrazione e società civile che è rappresentato dal volontariato. Qual è il suo ruolo rispetto all’Amministrazione penitenziaria canadese? Risulta immediatamente chiaro che il S.C.C. è convinto di dover compiere tutti gli sforzi possibili per ottenere l’aiuto dei cittadini favorendone la partecipazione volontaria.
Nella normativa che stabilisce le finalità del Servizio correzionale si trova una disposizione, contrassegnata dal numero 2.11, così formulata: “è nostro obiettivo ottenere che l’impegno di volontari sia parte integrante dei nostri programmi, tanto negli stabilimenti quanto nelle misure in comunità”.
Un obiettivo, questo, che non viene considerato per nulla eventuale o accessorio. Al contrario, la disposizione del 2.11 si trova tra quelle che definiscono gli obiettivi “strategici” del S.C.C..
Ed esistono indizi piuttosto precisi del fatto che il S.C.C. crede sul serio all’importanza strategica dell’integrazione del volontariato nei suoi programmi. In un documento che il S.C.C. diffonde in patria e all’estero si legge: “La strada dall’isolamento di una cella alla collettività dove torna la maggioranza dei delinquenti è lunga. Volontari come te aiutano ad abbreviarla”.
L’efficace semplicità della frase non è una declamazione di principio. Nello stesso documento troviamo una serie di indicazioni concrete, rivolte a stimolare e favorire la partecipazione del volontariato penitenziario. Anzitutto i responsabili del Servizio diffondono un accattivante invito ai cittadini per invogliarli a diventare volontari delle carceri o delle misure alternative: “se hai almeno 18 anni e se credi nella missione del S.C.C. - si legge nell’opuscolo redatto nelle due lingue ufficiali del Canada – non ti occorre altro per diventare un volontario”. Subito dopo il documento elenca i numeri telefonici, distinti per ogni singola regione, degli uffici ai quali rivolgersi per accedere al volontariato. Segue poi l’indicazione dell’ampiezza di questa risorsa sociale, accompagnata da un nuovo invito: “Ogni anno circa 10.000 canadesi offrono una parte del loro tempo libero per aiutare i delinquenti a reintegrarsi nella società senza metterla a rischio e a diventare cittadini rispettosi delle leggi. Non vorresti unirti a loro?”. Ed ancora: “Diventando volontario offrirai ai delinquenti un modello di comportamento e aiuterai il S.C.C. a fornire una vasta gamma di programmi a un gran numero di delinquenti”.
L’opuscolo continua elencando una serie di attività che il volontario può svolgere dopo aver ricevuto una formazione adatta: educazione, collaborazione con i cappellani, circoli di sostegno, programmi etno-culturali (danze, musica, teatro, ecc.), assistenza sanitaria, attività ricreative, comitati consultivi di cittadini e persino “scorta” per quei detenuti che partecipano ad attività all’esterno del carcere, come la sistemazione di giardini o parchi gioco.
Il documento riporta quindi un esempio di “buona prassi”, ossia la descrizione di una importante realizzazione dovuta al volontariato nella regione Ontario (in questo caso si tratta di volontariato cattolico) e chiude con la frase: “quale che sia la tua competenza, per te c’è un ruolo”.
Rispetto al complesso dei problemi del S.C.C. l’aspetto del volontariato può sembrare tutto sommato marginale. Colpisce però un approccio così aperto e invogliante rivolto ai cittadini perché lascia capire quanto l’Amministrazione canadese sia convinta dell’indispensabile funzione della partecipazione sociale nella gestione dei problemi penitenziari. Il S.C.C. si mostra ben deciso a vitalizzare la ricchezza del volontariato. Una ricchezza della quale si direbbe che non vuol perdere neanche un grammo. Nel modo di rapportarsi con la società civile ed il volontariato non emerge, per quanto ne possiamo capire, nessuna diffidenza, nessun atteggiamento di paura, nessuna preoccupazione per la trasparenza. Tutto ciò può sembrare poca cosa. Non lo è, se segnala un’Amministrazione convinta di non aver nulla da temere nell’aprirsi ai cittadini.

Qual è il numero dei detenuti e come sono diversificate le misure detentive? I dati che seguono, aggiornati al marzo 2001, consentono di conoscere da vicino il sistema penitenziario canadese

L’Amministrazione centrale del Servizio Correzionale del Canada (S.C.C.) dipende dal dicastero della Procura Generale (“Solliciteur général”), ha sede a Ottawa ed è retta da un dirigente dipendente dal Procuratore Generale. I compiti dell’Amministrazione centrale consistono nella pianificazione, nell’elaborazione delle politiche e nell’amministrazione dell’intera organizzazione. La gestione degli stabilimenti e la sorveglianza dei liberati sotto condizione dipendono invece da cinque Amministrazioni regionali.

Le dimensioni della criminalità


Numero delle denunce (anno 2000): 2,4 milioni, senza contare le infrazioni al codice della strada e i delitti legati agli stupefacenti. Soltanto il 13%, peraltro, è rappresentato da atti di violenza.
Sempre nel 2000 il tasso di omicidi nel Canada era di 1,76 per 100 mila abitanti, ossia 3-4 volte meno di quelli commessi negli USA (dove il tasso di omicidio era del 5,5). È interessante notare che il tasso di omicidi nel Canada è in costante declino dal 1976, anno di abolizione della pena di morte. Nel 1998 si sono avuti 159 omicidi in meno di quelli del 1975 (un anno prima dell’abolizione della pena di morte).
Abitanti con precedenti penali: 3.282.000 (su una popolazione di 30.750.087: censimento 1996).
Condanne pronunciate per anno: 285.000.
Condanne a pena detentiva: 1/3 (di cui soltanto il 5% a un carcere federale).
Numero complessivo detenuti: 31.600.
Tasso di detenzione (nel 2000): 118 per 100.000 abitanti (nello stesso anno, Italia: 94; Finlandia 52; USA 699).
Ingressi nel 2000-2001: 7.700.
Le detenute rappresentano il 4% circa della popolazione penitenziaria.
Il 47% dei detenuti maschi ha età compresa tra 20 e 34 anni; il 62% è costituito da non recidivi; il 21% è condannato all’ergastolo o a pena di durata indeterminata; il 9% è detenuto per stupefacenti, il 16% per aggressione sessuale, il 5% per omicidio.
Personale del S.C.C.: 15.000 dipendenti, di cui 13.544 con un contratto a tempo indeterminato, il restante con contratti a tempo.
Bilancio complessivo del S.C.C.: 1,3 miliardi di dollari, di cui 822,7 milioni per salari, 114,6 milioni per immobili, 400,4 milioni per spese di funzionamento.
Costo annuale medio per detenuto: $ 66.381 i detenuti maschi e $ 110.473 le femmine (il costo tiene conto di tutte le spese di funzionamento dell’istituto, ma non degli investimenti in linea capitale, né di altre spese sostenute dall’amministrazione centrale).
Numero penitenziari: 53.
Inoltre: 17 “Centri correzionali comunitari” (piccoli stabilimenti per semilibertà o altre misure aperte) e 175 “stabilimenti residenziali comunitari” o “case di transito” (edifici gestiti da organismi comunitari senza scopo di lucro, legati da un rapporto contrattuale con il S.C.C., dove vengono ospitati delinquenti con l’offerta di assistenza e programmi di inserimento).

Aspetti organizzativi


Sicurezza: gli istituti sono distinti in massima, media e minima sicurezza. Quelli di massima sicurezza sono 8, quelli a media sicurezza 20, quelli a minima sicurezza 17. Il restante è costituito da istituti a livelli multipli.
La distribuzione dei detenuti a seconda dei livelli di sicurezza offre i seguenti dati:
massima sicurezza: 2.101
media sicurezza: 8.918
minima sicurezza: 3.115
(il restante non classificato).
Lavoro: i detenuti che lavorano nelle prigioni federali ricevono un salario giornaliero tra 5,25 e 6,90 dollari; quelli senza lavoro ricevono un sussidio di 2 dollari e mezzo al giorno. In caso di rifiuto del lavoro o di rifiuto di partecipazione ai programmi o di infrazioni disciplinari viene sospesa la retribuzione.

Misure alternative


Rapporto tra numero dei detenuti e numero di condannati ammessi a una misura alternativa: 60/40.
lavoro all’esterno (3.209 concessioni)
semilibertà (circa 4.000 concessioni)
liberazione condizionale totale (2.000 casi accordati)
liberazione d’ufficio (circa 6.000 casi).
Esistono anche i permessi, con e senza scorta. Nel 2000-2001 ne sono stati concessi 34.491 con scorta a 10.214 detenuti e per il 99% non hanno dato luogo a nessun incidente. Senza scorta ne sono stati concessi 7.233 a 4.046 detenuti. Anche in questo caso il 99% ha avuto buon esito.

 

 

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