Miranda partorirà in carcere?

 

Miranda partorirà in carcere?

 

Il Resto del Carlino, 22 gennaio 2003

 

Chi è in carcere ha un rapporto particolare col calendario. A parte gli ergastolani, per tutti c'è una data che rappresenta un punto di arrivo: il "fine pena". Miranda Gega ha una ragione in più per contare i giorni, lei ha un altro traguardo: presto darà alla luce un bambino.

Per ironia del destino, i nove mesi si concluderanno a ridosso dell'udienza preliminare fissata al Tribunale di Forlì, il 20 febbraio. Quel giorno la donna dovrà rispondere di pesanti accuse. Il 12 agosto scorso gli agenti della Guardia di Finanza l'hanno sorpresa, assieme alla forlivese Roberta Rosetti, di 24 anni, vicino a un casolare sulle colline civitellesi: nella macchina, di proprietà della Rosetti, i finanzieri hanno trovato un involto di nylon con un chilo e mezzo di eroina.
All'epoca Miranda Gega, nata 34 anni fa in Albania, immigrata in Italia con regolare permesso di soggiorno, era già incinta. Viveva a Castrocaro, in via Costa; ex impiegata, assisteva gli anziani a domicilio. E' incensurata, il suo fascicolo è immacolato, ma gli investigatori la sospettano collegata a un grosso giro di droga che proveniva dall'Albania, via Ancona, e inondava di eroina e cocaina l'Italia settentrionale.

Passano i mesi e la pancia della donna si ingrossa; la sua è una gravidanza difficile. Pare che un paio di volte sia stata portata d'urgenza in infermeria. Il suo avvocato, Enzo Frediani, cerca di farle ottenere gli arresti domiciliari. Come sempre in questi casi, non è la legge a fornire una risposta chiara e univoca: il giudice per le indagini preliminari, cui spetta la decisione, valuta caso per caso. E in questo caso, il gip Michele Leoni ha stabilito che la donna non deve lasciare la Rocca. In linea di massima, sono tre le ragioni che rendono necessaria la detenzione cautelare: il pericolo di fuga, la possibilità che il reato venga ripetuto e il rischio di inquinamento delle prove.

Per il Tribunale del Riesame, cui l'avvocato fa appello, per Miranda Gega valgono le prime due condizioni, il fatto che sia incinta non è sufficiente. Ad avvalorare il sospetto che la donna possa fuggire, compare anche un biglietto per la Grecia, emerso dalla perquisizione. Settimana dopo settimana, Miranda Gega si avvicina al suo doppio traguardo. Niente arresti domiciliari, la giustizia italiana teme che possa evitare la pena che il 20 febbraio le sarà comminata, tramite la procedura del rito abbreviato. Non bastano ad aprirle le porte della cella, nella sezione femminile del carcere forlivese, i ripetuti tentativi del legale e un certificato firmato da un medico dell'Asl di Forlì che mette in guardia sulla sua condizione di salute.

Il 30 dicembre, anche il deputato radicale Benedetto Della Vedova, in visita al penitenziario forlivese, segnala il caso di Miranda Gega.

In fatti del genere i paragoni sono azzardati, perchè ogni situazione fa storia a sé: viene tuttavia alla mente la nota vicenda di Anna Maria Franzoni, la donna di Cogne accusata di aver ucciso il figlioletto, anche lei incinta, che sta beneficiando degli arresti domiciliari.

La storia di Miranda non è neppure isolata. In un recente servizio televisivo si riferiva di una sessantina di donne che partoriscono nelle carceri italiane (che ospitano circa 57 mila detenuti, il 47% dei quali in attesa di giudizio, come la donna albanese). Spesso il neonato resta in cella con la madre.

 

 

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