Indagato agente per omicidio colposo

 

Morte in cella, guardia indagata. L'accusa è di omicidio colposo

 

La Nuova Sardegna, 2 febbraio 2003

 

C'è un indagato per la tragica morte di Samuele Catta, il giovane trovato impiccato in una cella di San Sebastiano lo scorso mese di luglio: il sostituto procuratore Paolo Piras ha chiuso le indagini ipotizzando nei confronti del sovrintendente della polizia penitenziaria C.A., 42 anni, di Castelsardo, il reato di omicidio colposo. Un'accusa molto pesante, che va oltre quella "tradizionale" di negligenza nella sorveglianza che viene formalizzata solitamente in queste situazioni.

Secondo il titolare dell'inchiesta quel sovrintendente, capoturno al momento della tragedia, aveva avuto un incarico preciso dopo che il medico del carcere aveva disposto nei confronti di Samuele Catta la precauzione dell'altissima sorveglianza. Il giovane, infatti, era stato portato in infermeria dopo un atto di autolesionismo e in quella sede aveva manifestato propositi suicidi. L'ordine era quello di condurlo in una cella priva di suppellettili, con le quali potesse attuare quei propositi o anche ripetere gli atti di autolesionismo, e venne eseguito: la stanza dove fu condotto, però, aveva il cavo dell'antenna appeso al muro, anche se a poco più di un metro di altezza, e Samuele Catta lo usò come patibolo impiccandosi con una garza. Secondo il magistrato, C.A. avrebbe disatteso le disposizioni provocando così la morte del giovane, sulla quale all'inizio ci furono due teorie: suicidio, appunto, o un tragico scherzo degenerato poi in una tragedia. La decisione di indagare il capoturno sembra chiaramente indicare che è stato un suicidio e che, secondo il magistrato, la morte di Samuele Catta si poteva evitare. Il sovrintendente indagato, che è assistito dall'avvocato Antonella Cuccureddu, ha ora 20 giorni di tempo per organizzare una strategia difensiva: potrà presentare memorie ed, eventualmente, chiedere di essere interrogato. Scaduto quel termine, il magistrato potrà formalizzare le conclusioni al gip e chiedere il rinvio a giudizio o l'archiviazione. L'inchiesta ha avuto così una svolta imprevista, dopo che qualche settimana fa sembrava avviata verso una semplice archiviazione. L'episodio aveva però suscitato un enorme clamore, sia per la vittima (Samuele Catta era figlio di Marco, il musicista scomparso a causa di un'esplosione al centro storico e anche in quel caso qualcuno parlò di suicidio), sia perché si trattava del quarto suicidio a San Sebastiano nel giro di poche settimane. Il provveditore aveva chiesto più volte l'autorizzazione per un'inchiesta interna, ma la magistratura l'aveva sempre rifiutata: evidentemente la procura voleva esaminare il caso più da vicino e a breve ci saranno nuovi sviluppi.

 

 

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