Detenuto suicida a Pesaro

 

Suicida a Pesaro un detenuto cagliaritano

 

L’Unione Sarda, 22 aprile 2003

 

Non sopportava l’idea di non poter uscire dal carcere, di rinunciare alla semilibertà, e domenica sera ha deciso di farla finita. Roberto Salidu, cagliaritano di 41 anni, si è tolto la vita impiccandosi con una sciarpa legata a un’inferriata nel bagno del carcere di Pesaro. Prima di uccidersi ha scritto un biglietto, poche righe per spiegare i motivi del gesto.

I problemi per Roberto Salidu iniziano qualche settimana fa, quando l’uomo litiga con un fratello. La sua famiglia risiede da tanti anni a Fano, una cittadina a venti chilometri da Pesaro. Salidu stava scontando una condanna a venticinque anni di reclusione per un omicidio commesso in Lombardia. Qualche anno fa i giudici del tribunale di Pesaro hanno deciso di concedere al detenuto la semilibertà. L’uomo ha trovato lavoro nella falegnameria gestita da una cooperativa. Tutto sembrava filare liscio. Di giorno al lavoro e di sera il rientro in carcere per dormire. Qualche settimana addietro però Roberto Salidu litiga con il fratello e viene denunciato con l’accusa di minacce.

L’episodio gli complica la vita. Il giudice del tribunale di sorveglianza sospende i benefici di legge e Roberto Salidu è costretto a rientrare in carcere. Non può uscire per andare in falegnameria, deve restare in cella. Passa qualche giorno e per il detenuto arriva una vera e propria mazzata. Giovedì santo il magistrato cancella la semilibertà. L’uomo però non sopporta l’idea di tornare in carcere dopo tanti anni. Domenica sera alle 19, quando il compagno di cella esce per l’ora d’aria, Roberto Salidu decide di rinunciare "alla socialità" con gli altri detenuti. L’uomo resta in cella, prende carta e penna, scrive un messaggio ai suoi familiari, poi lega una sciarpa alle inferriate del bagno e si lascia andare nel vuoto. Lo ritrovano le guardie del penitenziario dopo qualche minuto, ma i soccorsi sono inutili. Arrivano anche i medici del carcere, ma non possono far altro che constatare la morte del detenuto. Sull’episodio è stata aperta un’inchiesta coordinata dal procuratore della repubblica di Pesaro Stefano Celli. Ieri il magistrato ha disposto la perizia necroscopica sul cadavere dell’uomo. Si tratta di una prassi che viene sempre rispettata quando un detenuto si toglie la vita in cella.

L’ultimo suicidio nel carcere marchigiano risale a un anno fa. In quella circostanza Marco Zampetti, un detenuto di 34 anni accusato di matricidio, decise di farla finita impiccandosi sempre alle inferriate del bagno con una corda. Il giorno di Pasqua la nuova tragedia, quella di Roberto Salidu. L’uomo era originario di San Giovanni Suergiu. Qualche anno fa si era trasferito da Cagliari nelle Marche con la sua famiglia. Poi sono arrivati i guai e quella condanna a 25 anni di carcere con l’accusa di omicidio. La sua vita era cambiata da quando i giudici gli avevano assegnato la semilibertà.

 

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