Suicidio ad agrigento

 

Agrigento: detenuto arrestato un mese addietro s’impicca

 

La Sicilia, 30 luglio 2003

 

In attesa di giudizio si è tolto la vita in una cella del carcere di contrada Petrusa. A decidere di farla finita è stato lunedì il cinquantenne agrigentino Antonino Frenna, arrestato un mese fa dopo avere vibrato una coltellata al suo futuro genero, davanti alla figlia, in Via Messana a Racalmuto. Frenna venne ammanettato dai carabinieri e rinchiuso nel carcere agrigentino, teatro della tragedia di lunedì. L’uomo è stato trovato con un lenzuolo annodato al collo, all’interno della cella della casa circondariale. Il tutto, nella giornata di festa vissuta grazie alla visita a Petrusa di Andrea Camilleri.

I legali di Frenna, Salvatore Re e Monica Malogioglio chiesero per lui la riqualificazione del reato da tentato omicidio in lesioni aggravate, chiedendo anche l’immediata scarcerazione del loro assistito. In attesa del pronunciamento del giudice, Frenna è rimasto chiuso nella sua cella, con la possibilità di vedere ogni tanto i propri cari, durante le ore di colloquio permesse dalla direzione del carcere. Proprio come ha fatto lunedì, quando lo scrittore, papà del commissario Salvo Montalbano, si raccontava ai detenuti.

Mentre Camilleri parlava, Frenna si incontrava con la madre e un fratello, anch’esso detenuto a Petrusa. Al termine del faccia a faccia, il cinquantenne ha fatto ritorno nella sua cella, avendo già in mente di uccidersi. Annodatosi un lenzuolo al collo si è strozzato. Un attimo dopo è scattato l’allarme.

La salma di Frenna è stata trasportata nella camera mortuaria dell’ospedale di Agrigento, dove ieri, su disposizione del sostituto procuratore Camillo Poillucci, il medico legale Gianfranco Pullara ha effettuato l’ispezione cadaverica.

Al magistrato non è rimasto altro da fare che aprire l’inchiesta, per stabilire eventuali responsabilità per la morte del detenuto. Uno dei reati ipotizzati è istigazione al suicidio. Dal carcere giunge il commento pieno di rammarico del direttore Laura Brancato, la quale ha evidenziato come "d’estate in molte carceri può accadere che qualcuno si lasci andare allo sconforto".

 

 

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