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La morte di un detenuto ad Opera (Milano, 8 dicembre 2002)

 

Procedimenti avviati

Reati ipotizzati

A carico di

Esito

Procura di Milano

Omicidio colposo

2 medici penitenziari

Sconosciuto

 

 

8 dicembre 2002: Due medici penitenziari di Opera sono rinviati a giudizio con l’imputazione di omicidio colposo, in relazione alla morte di un detenuto, avvenuta qualche mese prima, malato di cirrosi epatica. Secondo l’accusa carcere avrebbero potuto e dovuto salvare il detenuto, con una diagnosi più mirata e con un intervento più appropriato e tempestivo.

 

Rassegna stampa sul caso del detenuto morto ad Opera

 

Opera: muore detenuto. Rinviati a giudizio due medici del carcere

 

Il Giorno, 9 dicembre 2002

 

Crisi improvvisa, crisi fatale. Malato da tempo e con una salute minata da una cirrosi epatica in stadio avanzato, aveva vomitato sangue mentre si trovava in carcere, ad Opera. Ricoverato all’ospedale di Niguarda, è poi deceduto nonostante i ripetuti tentativi di rianimazione. E di quella morte sono adesso chiamati a rispondere i due medici che lo avevano in cura. La Procura della Repubblica aveva, infatti, già a suo tempo aperto un’inchiesta penale e, a distanza di qualche mese dall’accaduto, ha ora presentato il conto: richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo. Come dire: i due medici del carcere avrebbero potuto e dovuto salvare il detenuto con una diagnosi più mirata e con un intervento più appropriato e tempestivo. E nelle prossime settimane sarà un giudice per le indagini preliminari a decidere la loro sorte.

La nuova, brutta storia su Opera (dopo quelle recenti su agenti accusati di violenze su un detenuto e su altri ritenuti spacciatori) anch’essa finita in un fascicolo penale e chiusa da un’inchiesta che ormai sembra avere acquisito ciò di cui aveva bisogno: l’accertamento da parte di consulenti tecnici (della Procura), incaricati di stabilire se e come il detenuto potesse o meno essere salvato.
Ebbene, la risposta è arrivata, grazie alla scoperta che soli 3 giorni prima della già citata crisi emorragica, il giovane detenuto ne aveva avuta un’altra analoga, curata male, fors’anche sottostimata, comunque non affrontata con la sola decisione utile: il trasferimento urgente in un ospedale in grado di bloccare l’emorragia.

Non fu così. Il detenuto rimase per altri tre giorni in carcere e quando fu finalmente trasportato al Niguarda perché colpito da una nuova, grave crisi epatica ed emorragica, era ormai troppo tardi. Della serie: poteva e doveva essere salvato. Di qui l’inchiesta per omicidio colposo. E di qui la richiesta di processo contro i due camici bianchi: contro il medico che l’aveva in cura e quello che in quei giorni era in servizio.

 

 

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