Marcello Lonzi

 

Marcello Lonzi: depositata l’opposizione ad archiviazione del caso

 

Il Tirreno,  3 agosto 2004

 

Vedi copia dell'originale del ricorso (5 pagine, in successione)

 

"Riesumate il cadavere di Marcello Lonzi per accertare l’esistenza o meno di lesioni ossee, onde risalire agli assassini del giovane morto in carcere". A chiederlo è l’avvocato Vittorio Turpiano che ha depositato ieri l’opposizione alla richiesta di archiviazione del fascicolo aperto sulla morte del ventinovenne deceduto alle Sughere l’estate scorsa. L’avvocato, per conto della madre di Marcello, Maria Ciuffi, chiede al giudice per le indagini preliminari di "voler disporre nuovi accertamenti, anche autoptici sul corpo del Lonzi", ma anche di voler autorizzare la pubblica udienza in merito all’opposizione.

Nelle cinque pagine che da ieri sono la vaglio della giustizia livornese, l’avvocato Trupiano mette l’accento sulle foto di Marcello contenute del fascicolo del pubblico ministero Robero Pennisi: "Nelle foto dalla numero 14 alle 20 - spiega Trupiano - è dato rilevare con estrema evidenza i colpi inferti alla vittima, le tumefazioni allo stesso provocate là dove si vedono alcuni lembi di tessuti e di carne rialzati e la pelle ha assunto un colore violaceo".

Nell’opporsi all’archiviazione per morte naturale o suicidio - come indicato dal Pm - l’avvocato Trupiano formula una versione dei fatti che - spiega - è maturata "proprio dall’esame delle numerose foto che non lasciano dubbi di sorta: Marcello Lonzi è stato prima ucciso dalle percosse ricevute e poi, forse ancora agonizzante, sbattutto ancor più violentemente col capo contro - si presume - le sbarre della sua cella. Nell’evidente simulazioni di un accidente fortuito e con una dinamica che spiega anche il ritardo nel soccorso che solo il Pm non ravvede negli atti".

I segni delle percosse citati "inducono a supporre - conclude l’avvocato di Maria Ciuffi - che la morte non sia stata affatto istantanea, ma si sia verificata a seguito di atroci sofferenze che hanno probabilmente portato all’arresto cardio-circolatorio. D’altra parte non vi è essere umano che non muoia per questa causa. Per accertare ciò - conclude il legale - non occorreva né il perito, né l’indovino".

 

 

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