Presentazione del dossier "Morire di carcere"

Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, overdose 

 

Il dossier "Morire di carcere" rappresenta un contributo importante per far conoscere all’opinione pubblica le reali condizioni del carcere, a cominciare dallo stato di difficoltà e, a volte, di abbandono in cui si trova la sanità penitenziaria.

La parte principale del dossier è costituita dalle storie (alcune di poche righe, altre di una pagina) dei detenuti morti nelle carceri italiane, per suicidio, per malattia, per overdose, per "cause non accertate". Siamo riusciti a restituire un’identità a centinaia di loro, togliendoli dall’anonimato delle statistiche sugli "eventi critici".

Per altrettante persone, morte in carcere, non c’è stato modo di sapere nulla nonostante la rassegna stampa (che ha fatto da base per l’indagine) contenesse notizie tratte da tutti i principali quotidiani nazionali e da molti giornali locali: la conclusione più logica è che, ogni due detenuti che muoiono, uno passa "inosservato".

Una seconda sezione del dossier raccoglie notizie e riflessioni tratte dai giornali carcerari: testimonianze di detenuti che conoscevano le persone morte, a volte degli stessi compagni di cella.

Inoltre contiene materiali tratti da inchieste delle Associazioni impegnate in difesa dei diritti civili (A buon diritto, Antigone, Nessuno tocchi Caino, Osservatorio Calamandrana, etc.), alcuni articoli di Adriano Sofri e Sergio Segio, un’intervista al direttore del carcere "Le Vallette" di Torino, Pietro Buffa, sui "gruppi di attenzione" al disagio psichico attivi nell’istituto che dirige.

Il dossier Morire di carcere è stato presentato ufficialmente in una conferenza stampa a Montecitorio, con la partecipazione degli On. Marco Boato (Gruppo Misto), Enrico Buemi (Sdi), Ruggero Ruggeri (Margherita), e di Franco Corleone (ex Sottosegretario alla Giustizia con delega alle carceri), Livio Ferrari (Presidente Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia), Sergio Segio (Gruppo Abele), oltre che di volontari e detenuti del Centro di Documentazione Due Palazzi di Padova.

 

Suicidi in carcere: non vogliamo limitarci a "dare i numeri" (settembre 2007)

 

Il Centro Studi di Ristretti Orizzonti cura il Dossier “Morire di carcere” da ormai 5 anni, ma senza pretendere con questo di sostituirsi alle fonti ufficiali. Infatti la premessa di ogni nostro comunicato è che elaboriamo soltanto le notizie raccolte attraverso gli articoli giornalistici, oppure le segnalazioni delle associazioni di volontariato, di parenti ed amici dei detenuti, etc.

Questo vale - naturalmente - anche per il fenomeno del suicidio tra i detenuti, che monitoriamo mese per mese con l’intento prioritario di restituire un’identità e una storia a queste persone, perché riteniamo che ridurre la loro morte a semplice evento statistico vorrebbe dire privarle anche della dignità di essere ricordate.

Il Dossier “Morire di carcere”, quindi, è fatto di centinaia di pagine che raccolgono tutto quello che sappiamo sui detenuti morti, sulla loro vita precedente all’arresto, sui motivi del suicidio, e così via. I “numeri” servono alla completezza del Dossier, ma non sono la sua parte essenziale.

Detto questo, oggi abbiamo deciso di “dare i numeri” in maniera più dettagliata, anche per rispondere al Sindacato di Polizia Penitenziaria Sappe, che in un odierno comunicato, basandosi sulla nostra ricerca, critica pesantemente il Sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi.

Ora, è da sempre evidente che i dati possono essere usati in tanti modi, a noi sembra che il modo più corretto sia di dire che, dopo la concessione dell'indulto, si è naturalmente "alleggerita" la situazione all'interno delle carceri, e di conseguenza, probabilmente (parola chiave quando si parla di sucidi, perché non ci sono certezze di nessun tipo), si è attenuato il disagio che può portare anche ad atti estremi, ed è effettivamente diminuito il numero dei suicidi. 

Adesso è finito l'effetto indulto, e i numeri della politica non sono incoraggianti per far pensare a quei significativi cambiamenti, che il sottosegretario Manconi, e anche noi e tanti altri che si occupano di carceri vorremmo, come l'abrogazione della legge ex Cirielli e altri analoghi provvedimenti.

E la situazione, dentro le galere, nel frattempo ristagna, non ci sono più le grandi aspettative pre-indulto e si fatica a smuovere una situazione che risente pesantemente del clima che si è creato nella società: un clima fatto di una continua e insensata invocazione a punire qualsiasi reato con la galera, e quindi, in prospettiva, a riempire ancora di più le carceri.

In realtà, ai "numeri" ripresi dalle agenzie e anche dal Sappe (aggiornati al 24 agosto) vanno aggiunti altri due suicidi: Giuseppe Spera, di 69 anni, che il 28 agosto si è impiccato nel carcere di Opera (Mi), e Biagio Rotondo, che il 30 agosto si è ucciso nel carcere di Lucca, dopo soltanto 5 giorni dall’arresto. In totale, quindi, nei primi 8 mesi del 2007 abbiamo raccolto informazioni su 29 detenuti suicidi. Azzardando una previsione, possiamo dire che a fine dicembre potremmo contare 43 o 44 suicidi nei 12 mesi.

*Lo scorso anno i detenuti che si sono tolti la vita sono stati 50 (37 da gennaio ad agosto); nel 2005 sono stati 57 (36 da gennaio ad agosto) e nel 2004 sono stati 52 (33 da gennaio ad agosto). Nei primi 8 mesi del 2007, quindi, c’è stato un numero sensibilmente inferiore di suicidi rispetto agli stessi periodi degli scorsi anni.

Anche tenendo conto della diminuzione del numero complessivo dei detenuti nel 2007 (per effetto dell’indulto) il tasso di suicidio tra i detenuti è inferiore a quello registrato nel 2006 (10,11/10.000 contro 10,16/10.000), mentre è leggermente superiore a quello degli anni 2005 e 2004: rispettivamente 9,87/10.000 e 9,33/10.000.

Il tasso più elevato lo si è registrato nel 2001, con il 12,52/10.000 (69 suicidi). In 18 anni (dal 1990 al 2007) i detenuti morti per suicidio sono stati 907 (con un tasso medio di 10,11/10.000).

Per concludere un cenno alle dimensioni del fenomeno in Europa. Gli ultimi dati disponibili sono relativi al 2004: in Italia il tasso di suicidio tra i detenuti è meno della metà rispetto a quello della Francia (9,3/10.000 contro 20,04/10.000, mentre in Danimarca è del 18,6/10.000, in Portogallo del 16,2/10.000, in Germania del 10,2/10.000, e in Spagna dell’8,1/10.000.

 

*I dati degli anni scorsi, a differenza di quelli del 2007, sono ufficiali.

 

 

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