Proteste a Udine e Tolmezzo

 

Sale la protesta dei detenuti nelle carceri di Udine e di Tolmezzo

 

Il Gazzettino del Friuli, 2 agosto 2002

 

Sale la protesta dei detenuti nelle carceri di Udine e di Tolmezzo. L'ultimo episodio riguarda un marocchino detenuto a Tolmezzo che dopo essersi ferito con una lametta si è scagliato contro alcuni agenti di custodia ferendone uno. Ma l'episodio che ha allarmato le guardie carcerarie rischiando di innescare una rivolta, è avvenuto a Udine una decina di giorni fa, il giorno successivo alla morte di un detenuto, Sergio Franceschinis di Trieste, stroncato da un infarto mentre consumava il pranzo. I detenuti che soffrono tutti i problemi determinati dalla fatiscenza dell'istituto di pena di via Spalato, aggravati dall'affollamento (il vecchio carcere sopporta un numero di detenuti maggiore di 200, di gran lunga superiore anche al numero massimo tollerabile), hanno rifiutato il rientro in cella. Alla protesta hanno aderito in 61.Dalle 18.30 alle 20, si sono trattenuti nei corridoi tenendo testa alle guardie. Solo a conclusione di una paziente opera di convinzione condotta dal comandante degli agenti di custodia e dal direttore Sbriglia, i detenuti hanno messo fine all'azione. Anche in passato si erano verificati episodi analoghi ma il gruppo interessato era circoscritto a poche unità. L'inchiesta interna ha permesso di individuare quattro detenuti quali promotori della protesta. E - annotano gli agenti di custodia - tre sono ancora presenti nell'Istituto di via Spalato nonostante il pericolo che possono costituire per l'atteggiamento di sfida nei confronti delle guardie e per la capacità di sobillare i compagni. In quell'occasione le guardie hanno fatto fronte all'emergenza fidando esclusivamente sulle loro forze.Anche l'autolesionismo del detenuto marocchino ha rappresentato un'azione di protesta contro il sistema penitenziario e conferma la crescente tensione che si avverte all'interno del carcere di Tolmezzo dove i problemi non derivano dalla struttura assolutamente moderna, ma dall'alta pericolosità degli ospiti, trattandosi di un istituto di alta sicurezza. Non solo: in concomitanza con l'azione dell'extracomunitario c'è stata una zuffa tra detenuti italiani, tutti malavitosi con pesanti precedenti. Anche in questo caso l'intervento da parte degli agenti è stato ad alto rischio.Il Sappe (Sindacato agenti polizia penitenziaria) proprio in riferimento a quest'ultimo episodio ha sottolineato la preoccupazione degli agenti e lo stato di disagio che caratterizza un'attività delicata e rischiosa come quella della polizia penitenziaria. «Subiamo aggressioni, siamo soggetti a continue minacce - hanno ricordato gli agenti - in cambio di cosa? Senza retribuzione delle presenze». Altro punto dolente è il lavoro straordinario. «Eppure - si sostiene - gli extra vengono imposti in misura elevata ben oltre gli stanziamenti tanto che talvolta non sono retribuiti per l'assenza di fondi».

 

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