Lettera - denuncia della CNVG

 

Carceri: una situazione drammatica

La lettera aperta dei detenuti e una proposta di presa di posizione


Lettera dell’Associazione Nazionale Volontariato Penitenziario 

Al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio


Denunciamo per l’ennesima volta, lo stato di vergognosa situazione esistente nelle carceri italiane. Nel 1995, il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene e trattamenti inumani e degradanti (CPT) - esistente presso il Consiglio d’Europa - effettuava in Italia un accertamento sulle condizioni di detenzione esistente nelle carceri. (dal 22 ottobre al 6 novembre 1995). Ne scaturiva un Rapporto denuncia che, condannava le condizioni di vita detentiva in Italia, ed al pari lo Stato italiano stesso veniva condannato.

Il Governo italiano, poneva la proibizione alla pubblicazione di tale Rapporto, che veniva reso pubblico, dopo molte pressioni solo nel 1997, e solo dopo un durissimo intervento del Consiglio europeo. Oggi, le condizioni di vita dei detenuti, ristretti nelle carceri italiane, sono peggiorate, ancor più del 1995. Oggi ancora nulla s’intravede all’orizzonte, relativamente ad un intervento risolutore di tale vergognosa ed indegna situazione.

Una situazione perfettamente conosciuta dai vertici della Direzione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (DAP), dagli Ufficiali e Agenti di Polizia Penitenziaria, dallo stesso Sig. Ministro della Giustizia, da appartenenti al Governo e da Deputati e Senatori che hanno visitato alcuni Istituti Penitenziari.

Non si tratta più di esprimere, ma di denunciare penalmente avanti l’autorità di competenza uno stato di cose, una situazione che non solo viola articoli di legge, rendendosi pertanto penalmente perseguibile,ma di fatto viola anche le direttive legislative e costituzionali europee, portando in evidenza fatti e misfatti di una Istituzione che non solo non pone in essere il Dettato Costituzionale che informa che: " la pena deve tendere alla rieducazione del condannato…", ma produce, di fatto e scientemente l’esatto contrario, ovvero: lo stato detentivo in cui si trova oggi la Popolazione detenuta italiana, produce criminalità. Incancrenisce gli animi, distrugge famiglie, induce il detenuto all’autolesionismo ed addirittura in molti casi al suicidio, produce malattie ed altro ancora.

Questa "j’accuse" si pone in essere di fronte allo stato di abbandono e di trascuratezza in cui versano la stragrande maggioranza della carceri; per tutto ciò che riguarda il loro non funzionamento, e la costante violazione delle leggi e regolamenti che avviene giornalmente al loro interno; considerati i sempre più illogici richiami alla sicurezza, che poi si mutano obiettivamente in mera repressione. Davanti alla costante inapplicazione di leggi, regolamenti, risoluzioni, trattati, circolari, violazioni della stessa Costituzione e del suo Dettato sorge spontanea la domanda sulle ragioni di una simile realtà-illegale in uno Stato che si dice e proclama civile e rispettoso delle sue stessi leggi, di uno Stato che si afferma Europeo.
Le prove? A chiunque ponesse tale logica domanda, si risponderà che è sufficiente rivedere le pubbliche denunce fatte da persone "addette ai Lavori" tra le Quali il Dott. Pagano (direttore del carcere di Milano); vari Politici Onorevoli e Senatori che hanno avuto il coraggio di visitare carceri italiane; il rapporto del CPT del Consiglio d’Europa; le migliaia di lettere di denuncia che sono ricevute da vari Operatori Volontari del settore; quelle pubblicate da giornali editi da Associazioni di Volontariato Penitenziario.

Tale stato di cose è situazione da tempo immemore conosciuta anche dallo stesso Sig. Ministro di Grazia e Giustizia, dal Sig. Direttore del Dipartimento per l’Amministrazione penitenziaria, dagli Ufficiali, Sottufficiali, Agenti di Polizia Penitenziaria, dai Direttori degli Istituti, dagli Operatori Penitenziari: Educatori, Psicologi, Assistenti Sociali, ed infine a maggior verità a documentazione dai Cappellani delle carceri e dai Volontari penitenziari. Non ha né bisogno di testimonianze né di altre prove.

I soggetti citati, se interpellati, saranno in grado di affermare la verità e di dare prove di quanto sin qui detto. Il Consiglio europeo, in vari testi e convenzioni ha affermato: "il fatto stesso che una persona venga privata della libertà, comporta per lo Stato, la responsabilità di detenere quella persona in condizioni che rispettino la dignità inerente la persona stessa".

Se ciò non fosse sufficiente, poiché si è europei solo a convenienza, è sufficiente una rapida visione degli articoli 24;25; 27 della nostra Costituzione che prevedono tassativamente: il Diritto inviolabile alla difesa; il principio di stretta legalità (anche in tema di sicurezza); quello della umanizzazione e della rieducazione attraverso tutte le pene. La legalità è stata più volte ribadita dalla stessa Corte Costituzionale, per tutte una: Sentenza 2 luglio 1990, n° 313, la Corte Costituzionale ha stabilito ed affermato che: la finalità della pena è cogente e non facoltativa; "coesiste" nella pena fin dal momento in cui è stata comminata e non soltanto da quello in cui inizia in concreto ad essere eseguita; ha pari dignità con le altre finalità…".
Un punto fermo ed indiscutibile, è stato ancora affermato dal Consiglio d’Europa, suffragato da tutta una Giurisprudenza del Diritto Costituzionale e di Cassazione, pone a stabilire che: "anche i condannati hanno dei diritti precisi, cui corrispondono doveri altrettanto precisi, la cui violazione dà adito a responsabilità: etiche, sociali, politiche ed amministrative". In tema di politiche carcerarie citeremo alcune Fonti a sostegno della presente denuncia:

A) "Cittadinanza e questione carceraria, relazione, atti di Luigi Agostini del Dipartimento Politiche Sociali della CGIL, apprendiamo che:

  1. Detenuti presenti in carcere 58.000/ 59.000 di fronte ad una capienza posti di 36.000.
    L’assenza di una politica di recupero dei tossicodipendenti, e della integrazione degli extracomunitari.

  2. Richiesta di una trasformazione delle condizioni di vita nel carcere che la renda, se non educativa, quantomeno non diseducativa e non criminogena.

  3. La nostra politica criminale è sempre stata, negli ultimi venti anni, una politica di emergenza, non assistita da alcun disegno teorico e, priva di ogni dimensione di assiologia.

  4. Al di là del clamore e del consenso che accompagnano le grandi inchieste, il nostro sistema penale continua oggi a trattare prevalentemente la piccola devianza. E la sua vocazione resta quella del diritto penale massimo inflativo ed in effettivo.

B) Vedere dichiarazioni del dottor Luigi Pagano direttore del carcere di San Vittore pubblicata da Sellerio Editore nel libro: "Rapporto degli Ispettori europei sullo stato delle carceri e dei carcerati in Italia".

C) Convegno dei Medici Penitenziari "sulle condizioni igienico - sanitarie degli Istituti di pena" ove pubblicamente i medici penitenziari hanno denunciato le gravissime condizioni sanitarie ed il pericolo che comportano, esistenti nel circuito penitenziario italiano: Convegno svoltosi nel carcere La Dozza di Bologna anno 1996.

D) Il dottor Francesco Ceraudo, Presidente dei medici penitenziari italiani, svolge la sua attività presso il Centro Clinico del Carcere Don Bosco di Pisa, non solo è arrivato ad incatenarsi davanti al carcere, per protestare contro lo stato di detenzione dei detenuti italiani, contro le carenze igienico sanitarie, contro l’inerzia degli Organi competenti ed il Ministero nonché la direzione generale degli Istituti Penitenziari.

E) Il Prof. Massimo Pavarini, docente all’Università di Bologna, Coordinatore di vari progetti, esperto di Diritto Penitenziario. Ha da sempre denunciato lo stato di imbarbarimento delle condizioni detentive nelle carceri italiane.

Orbene se tutto ciò è vero, come è vero, la situazione carceraria attuale è di fatto una violazione incancrenita di leggi e trattati ed è in odore di incostituzionalità. Una situazione abnorme, di inadempienze, se non addirittura di reati penali, commessi da coloro i quali, pur conoscendo tale situazione nelle forme più incivili, non intervengono, semplicemente evitando di affrontare il problema.
Per semplificare, un Magistrato di Sorveglianza ha l’obbligo per legge di vigilare… un Magistrato di Sorveglianza ha l’obbligo di adempiere alla legge, e poiché l’azione penale è obbligatoria, a fronte di tali e tante violazioni, se nessun Magistrato di Sorveglianza ha mai avviato un’indagine, ha prodotto un accertamento, tale stato di cose, non è violazione?!?
Ed è a fronte di tale condizione in cui vivono ben oltre 57.000 detenuti, che con la presente,viste le condizioni di detenzione vissute da oltre 57.000 detenuti, ospiti negli Istituti carcerari italiani; vista l’inapplicazione della Legge Penitenziaria e delle sue modificazioni, in riferimento al suo Regolamento di Esecuzione e sue modificazioni; viste le pubbliche denunce fatte attraverso quotidiani nazionali, da vari Parlamentari in visita ad alcune carceri italiane; visto il rapporto del CPT presso il Consiglio d’Europa; viste le dichiarazioni più volte affermate da personale di Volontariato Penitenziario; viste le Convenzioni, ratificate dall’Italia a livello di Consiglio d’Europa.


Visto inoltre

 

 

Articolo 28 Costituzione: "I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli Enti Pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali e civili ed amministrative degli atti compiuti in violazione dei diritti. In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato ed agli Enti Pubblici".

Articolo 40 cpv. C. P. (Rapporto di Casualità). "Non impedire un evento che si ha l’obbligo di impedire, equivale a cagionarlo".

 

 

Giurisprudenza

 


"
L’obbligo giuridico menzionato dall’art. 40 capoverso C.P.; non si riferisce all’ipotesi in cui un determinato e specifico comportamento sia imposto dall’ordinamento; (sì che la relativa inosservanza dell’obbligo integra il reato). Esso è riferibile, invece, alla disciplina del rapporto di casualità tra l’evento di un qualsiasi rapporto omissivo in relazione all’ipotesi in cui un comportamento attivo (non determinato) avrebbe potuto evitare l’evento.

In tale ipotesi e solo in riferimento a questa, la norma dell’art. 40 cpv. C. P., posta l’equivalenza, tra la diretta casualità ed il mancato impedimento dell’evento, limita l’equivalenza detta (e quindi la sussistenza del nesso di casualità) al caso in cui il soggetto restato inerte, aveva l’obbligo giuridico di evitare l’evento".


Cfr, Cass. Pen. Sez. IV 05 novembre 1983 n° 9176 (ud. 20 aprile 1983)

Cfr, Cass. Pen. Sez. IV 20 giugno 1984 n° 5748

Cfr, Cass. Pen. Sez. IV 17 ottobre 1984 n° 8664

Ed altre.


"In tema di casualità, l’obbligo giuridico rilevante a norma dell’art. 40 cpv. C. P. può nascere da qualsiasi ramo del diritto".

 

Cfr. Cass. Pen. Sez. II 18 aprile 1990 n. 5541

 

Articolo 608 C.P. "Abuso di autorità contro persona arrestata o detenuta":


"L’elemento materiale del delitto previsto dall’art. 608 C.P. consiste nell’alterare il trattamento legale dell’arrestato o detenuto, peggiorando lo stato di privazione della libertà cui esso si trova, mediante la privazione o limitazione della libertà residua.

Pertanto per la sussistenza del delitto in esame non è sufficiente un qualsiasi atto illecito posto in essere nei confronti del detenuto ma è necessario che il soggetto attivo, adottando misure di rigore abusive come la modalità della custodia, abbia determinato una lesione del bene della libertà inteso in senso stretto".

 

A ulteriore sostegno le seguenti Sentenze della Corte Costituzionali:

 

Sentenza Corte Costituzionale n. 204 del 1974

Sentenza Corte Costituzionale n. 343 del 1982

Sentenza Corte Costituzionale n. 282 del 1989

Sentenza Corte Costituzionale n. 125 del 1992

 

Tutto ciò premesso


Denunciamo



Le suesposte violazioni Costituzionali e penali. Nel nostro caso, la mancata disposizione della Costituzione che impone che la pena deve rieducare il detenuto. Oppure la costrizione detentiva in spazi limitatissimi. Ed ancora, la mancata attuazione di norme igieniche. Lo stato psicofisico, psicologico di frustrazione con la chiusura in cella e spazi limitatissimi per oltre 20 ore al giorno, quando la Legge penitenziaria e il suo Regolamento di attuazione dispongono altrimenti.

 


Chiediamo

 

L’intervento delle autorità preposta e competente, onde la Stessa, accertati i fatti ed eventualmente rilevati i reati proceda in ordine agli stessi, come da disposizione di legge.
Chiediamo un urgente intervento del Consiglio d’Europa, onde voglia accertare i fatti ed aprire un procedimento a carico dello Stato italiano, per le violazioni che saranno riscontrate e per la violazione delle Convenzioni, Trattati e Protocolli d’intesa che l’'Italia ha ratificato e accettato.
Chiediamo che sia infine fatta luce e chiarezza sullo stato e condizione della popolazione detenuta nelle carceri italiane.

 

 

Per i detenuti italiani

 

Associazione Nazionale Volontariato Penitenziario



L’invito che parte da Riccardo Bonacina (r.bonacina@vita.it) è quello di spedire una cartolina - messaggio al Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi (Palazzo Chigi, 00100 Roma) e al Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi (Palazzo del Quirinale - 00187 Roma) con questa scritta: «Ristabilisca una condizione di diritto e di dignità nelle carceri italiane». Non siate avari in questa protesta. In questo momento 57 mila persone sono sottoposte a tortura nelle nostre città, e istruite in una vera scuola di criminalità.

 

 

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