Processo per i "fatti di Sassari"

 

Carcere di San Sebastiano, prosegue il processo

"Non c’entro col pestaggio": si difende il capo delle guardie

 

La Nuova Sardegna, 9 ottobre 2002


«Non c’entro niente». Ettore Tomassi, capo delle guardie di San Sebastiano il giorno del pestaggio, è comparso ieri davanti al gup Demuro e ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee, negando qualsiasi responsabilità sui fatti. Un intervento che ha fatto entrare nel vivo il processo col rito abbreviato, ripreso dopo una lunga interruzione. La parola ora spetta ai difensori dei 60 imputati che hanno fatto la scelta dell’abbreviato e per i quali il pm Gianni Caria ha già fatto le richieste al gup; e proprio nei confronti di Tomassi, l’uomo con lo spolverino bianco, era stata formulata la richiesta più severa, 3 anni e 8 mesi di carcere. Ieri è stato il turno delle arringhe degli avvocati Piera Meloni, Franco Luigi Satta, Pietro Piras (difensore di Ettore Tomassi) e Agostinangelo Marras.

L’udienza è stata aggiornata a lunedì prossimo, seguendo un calendario che prevede appuntamenti fissi il lunedì e martedì fino al momento della sentenza. Ieri si è celebrata anche l’udienza preliminare per gli imputati che invece hanno preferito essere giudicati col rito ordinario e a prendere la parola è stata Antonella Cuccureddu, difensore di 6 imputati. Prima ancora di affrontare le singole posizioni, l’avvocato Cuccureddu ha disegnato il quadro dei giorni precedenti: «Ci sono negli atti le prove che in carcere esisteva un’organizzazione di detenuti volta a creare tensioni - ha detto, tra le altre cose -; alcuni inoltre erano armati con coltelli e lamette, la perquisizione era assolutamente legittima». Il legale ha poi sottolineato che soltanto due o tre detenuti hanno riportato gravi lesioni, gli altri solo lievi danni compatibili con un comportamento di resistenza passiva.

 

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