Detenuto morto

 

Cuneo, morto un detenuto

"Colpa degli agenti"

 

La Stampa, 1 luglio 2002

 

CUNEO. "Il corpo di mio figlio è pieno di lividi: ha la testa fasciata e ha segni blu su collo, sul petto, specialmente a destra, come uno zoccolo di cavallo; e poi sui fianchi e all'interno delle cosce, sia a destra sia a sinistra. E´ chiaro che lo hanno riempito di botte, forse con i manganelli, e che è morto per questo". Giuseppe Fedele, padre di Mauro, detenuto torinese deceduto ieri al carcere del Cerialdo di Cuneo, lancia accuse contro gli agenti di custodia. "Chiederemo che un nostro medico di fiducia assista all'autopsia (che si farà oggi, ndr.), perché dopo quello che abbiamo visto non possiamo subire passivamente e credere a quello che ci hanno detto e cioè che Mauro è morto per arresto cardiocircolatorio. Il nostro avvocato presenterà una denuncia per omicidio, perché pensiamo che sia morto in seguito a un pestaggio". Mauro Fedele, 33 anni, era in carcere alle Vallette di Torino, in attesa di giudizio - secondo quanto raccontano i parenti - per reati connessi allo spaccio di stupefacenti. Una decina di giorni fa ne è stato deciso il trasferimento al carcere di Cuneo, per ragioni legate al sovraffollamento della Casa di reclusione torinese. Sabato un fratello e una sorella (sono nove, oltre a Mauro) lo avevano potuto incontrare nel parlatorio del carcere di Cuneo. "Stava bene - racconta Franco Fedele -, sono certo che non aveva ferite, non mi ha detto che aveva problemi. Sono stato anch'io in carcere a Cuneo; so che il regime è un po' più duro, ma se avesse avuto guai me lo avrebbe detto". Non passa un´intera giornata: a casa della famiglia Fedele, in via Fratelli Garrone, a Torino, alle dieci di ieri mattina arriva una pattuglia dei carabinieri. "Ci hanno spiegato - dice la madre di Mauro Fedele, Santina Di Fazio - che avevano ricevuto un fax che diceva che Mauro era morto, per arresto cardiocircolatorio, all'alba, verso le 5". "Abbiamo telefonato al carcere - prosegue il padre Giuseppe - dove ci hanno detto che potevamo andare direttamente all'obitorio dell'ospedale. Siamo partiti subito per Cuneo, ma quando siamo arrivati per più di un'ora non ci hanno permesso di vedere nostro figlio: gli addetti dell'impresa di pompe funebri ci hanno detto che dovevano ancora sistemarlo. Abbiamo iniziato a protestare, fino a quando si sono decisi a farcelo vedere. E´ allora che ci siamo accorti di come era ridotto". Le circostanze della morte di Mauro Fedele in carcere al momento non sono chiarite da uno scarno referto medico, tecnicamente ineccepibile, che dice che il suo cuore si è fermato, ma non spiega le cause di questo arresto. Forse le chiarirà l'autopsia, già disposta dal procuratore aggiunto della Repubblica a Cuneo Guido Bissoni. Resta l'accusa dei parenti: "Mio fratello è morto perché qualcuno lo ha picchiato - dice Franco Fedele -, e lui non aveva mai avuto problemi con gli atri detenuti".

 

 

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