Poli Universitari in Toscana

 

Studiare in carcere: Poli Universitari a Pisa e a San Gimignano

Ufficio Stampa Regione Toscana - Comunicato stampa 24.05.2003

 

A far da apripista, il 31 ottobre del 2000, era stata l'università di Firenze con un polo universitario penitenziario presso il carcere della Dogaia di Prato. Con i due protocolli firmati oggi l'esperienza si estende alle altre due università di Pisa e Siena e ai carceri di San Gimignano e Pisa. "La Toscana - hanno sottolineato il vice presidente Angelo Passaleva e Giovanni Tinebra, capo del dipartimento amministrazione penitenziaria presso il Ministero di giustizia a Roma - è la prima regione dove di fatto nasce un polo universitario penitenziario regionale". "Il sistema carcerario toscano - ha aggiunto Tinebra - è ai primi posti in Italia. Sono molto soddisfatto di come ha operato il provveditorato e di come ha risposto la Regione Toscana. Spero che altre Regioni applichino al più presto progetti simili a questo: la Costituzione ci ricorda che il carcere non è solo pena, ma anche recupero".
Nei carceri di Pisa e San Gimignano nasceranno due sezioni - con celle singole, biblioteca, sala studi ed attrezzature informatiche - dove i detenuti iscritti all'università potranno seguire i corsi: a distanza, con i professori ma soprattutto seguiti da tutor. A Pisa nello stesso piano troveranno posto anche i tredici studenti che frequentano il corso superiore di scuola agraria.
"Con i tre poli universitari - commenta il vice presidente della Toscana, Angelo Passaleva - l'offerta formativa diventa davvero completa e sarà possibile offrire una continuità negli studi a quanti conseguono la maturità in carcere. E' con progetti come questi che il sistema carcerario compie progressi significativi in direzione del reinserimento e dell'acquisizione di una piena cittadinanza sociale da parte di chi sta scontando una pena ma desidera rientrare nella società. Il reinserimento infatti passa anche attraverso lo sviluppo delle proprie capacità intellettuali e culturali". "In Toscana - aggiunge - ci sono diciannove istituti e quasi quattromila detenuti. All'interno sono attivi anche corsi di alfabetizzazione e sezioni di scuola media e superiore, che coinvolgono undici istituti didattici".
Alla firma dei protocolli di oggi, oltre a Passaleva per la Regione Toscana e al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria presso il Ministero di giustizia a Roma Giovanni Tinebra, hanno partecipato il provveditore per la Toscana Massimo De Pascalis, Luigi D'Onofrio direttore della casa di reclusione di San Gimignano, il direttore della casa circondariale di Pisa Vittorio Cerri e i professori Anna Vittoria Bertuccelli e Vittorio Santoro per i rettori dell'università di Pisa e Siena.
Il progetto impegna volontari, docenti di ogni grado di istruzione e risorse finanziarie che arrivano dalle scuole, dall'università, dall'amministrazione penitenziaria e dalla Regione. Per Firenze e Prato c'è stato l'intervento pure della Cassa di risparmio di Firenze e della Cassa di risparmio di Prato. "E' un esempio mirabile - ha sottolineato più volte Tinebra - di quello che si può fare quando i diversi comparti dello Stato agiscono in sinergia".

Toscana a più alta concentrazione


La Toscana è la regione italiana a più alta concentrazione di istituti penitenziari. Ne accoglie tutte le tipologie. Le case circondariali sono 12 - Arezzo, Empoli, Firenze Sollicciano, Firenze "Mario Gozzini", Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia, Prato, Siena e Massa Marittima (la "Mario Gozzini" a Firenze e la struttura di Empoli sono case a custodia attenuata) -, 5 quelle di reclusione (Gorgona, Massa, Porto Azzurro, San Gimignano e Volterra), 1 (Montelupo) è un ospedale psichiatrico giudiziario, mentre 2 (Pitigliano e Pontremoli) sono le case mandamentali.

Tre carcerati su dieci studiano

 

Lo scorso dicembre su 3.886 detenuti presenti nei vari istituti toscani 1.128 erano impegnati in attività di studio: il 29 per cento, quasi tre carcerati su dieci, di cui oltre un terzo (436) stranieri. La percentuale delle donne sale leggermente: il 32 per cento. Sempre a dicembre del 2002 erano 52, su 162 detenute: 22 erano straniere, abbondantemente oltre un terzo. Due delle 52 frequentavano l'università.

Si parte dalle elementari

 

Ci sono corsi di istruzione elementare e di alfabetizzazione di base - sono presenti in 12 istituti su 19 - mentre in 16 sono attivi corsi di scuola media. A Solliccianino il primo impegno che il detenuto deve prendersi per poter godere della custodia attenuata è proprio quello di conseguire la licenza di scuola media. La scuola dell'obbligo è presente in 8 istituti: 4 case di reclusione e 4 circondariali con sezioni penali. Sono coinvolte complessivamente 11 scuole superiori: 2 professionali, 5 istituti per ragionieri, 1 liceo scientifico, 2 istituti per geometri, 1 tecnico agrario.

 

E si arriva all'università

 

Sono 74 invece i detenuti toscani iscritti all'università. Cinquantaquattro, di cui tre donne, sono iscritti a Firenze: 29 si trovano nel carcere della Dogaia di Prato (il primo polo universitario penitenziario toscano inaugurato a novembre del 2000). Sono distribuiti in tutte le facoltà, anche se hanno scelto in prevalenza scienze politiche e giurisprudenza. Quindici sono iscritti a Pisa e cinque a Siena. Dieci studenti vivono in misure alternative o si sono trasferiti nelle loro città di origine. Dei quindici studenti iscritti all'università di Pisa quattro si trovano nel carcere della città (ma al Don Bosco ci sono anche due detenuti iscritti a Firenze) e frequentano lettere, economia, ingegneria e giurisprudenza. Gli altri sono assegnati alla casa di reclusione di Massa (sei, di cui 5 iscritti a scienze politiche e giurisprudenza) e all'istituto di Volterra (cinque studenti iscritti rispettivamente a lettere, ingegneria, economia, agraria e scienze politiche). Hanno già iniziato a sostenere esami e i voti vanno dal venti al trenta e lode. Per Pisa e San Gimignano - i carceri dove nasceranno i prossimi poli universitari penitenziari (quindici e dieci i posti previsti per il primo anno nelle nuove ale) - il modello da seguire è quello di Prato, dove i detenuti-studenti sono riuniti in una sezione apposita con spazi dedicati allo studio e all'incontro con i docenti. A San Gimignano in particolare saranno utilizzati anche metodi didattici di insegnamento a distanza, grazie ad una struttura informatica di cui l'università di Siena già dispone.

 

 

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