L'Analista

 

Benvenuto nel primo giorno della tua morte

di Nicola Sansonna

 

L’analista, di John Katzenbach

 

Un confronto, una sfida con il tempo, portata all’estremo, dove chi perde muore. Solo la vittoria significa continuare a vivere: questo è L’analista, un romanzo di John Katzenbach con al centro l’eterna lotta tra vittima e carnefice.

Io non recensisco per il nostro giornale tutti i libri che leggo, perché a chi può interessare se un libro mi è piaciuto o no? Ho scelto allora di scrivere solo dei libri che mi dicono qualcosa a livello d’emozione, per la ricchezza della storia narrata, per la capacità di mantenere la suspense, per il gusto della lettura, perché penso che almeno il mio può essere uno stimolo a leggere per chi in carcere passa il tempo in branda a vegetare, e chissà che non gli venga voglia, invece, di prendere in mano un buon libro! Katzenbach ti cattura, ti lascia nell’incertezza, nel dubbio, sino alle ultime pagine.

Il giorno del cinquantatreesimo compleanno di un tranquillo psicanalista dall’esistenza piatta, un messaggio anonimo deflagra in quel mondo ordinato, incasellato, fatto di ritmi ben scanditi, di abitudini consolidate da una consueta ripetitività giornaliera, gustata per il senso di certezza che procura al protagonista: "Buon compleanno, dottore. Benvenuto nel primo giorno della tua morte. Hai rovinato la mia vita e io sono fermamente intenzionato a rovinare la tua". Il Dottor Frederick Starks, affermato psicoanalista a New York, viene coinvolto in un gioco spietato, crudele ma dinamico, dove solo usando al massimo l’intelligenza puoi salvare la vita di un innocente e con essa la tua, perché la richiesta dell’anonimo regista è: "Ucciditi dottore, non importa come ma fallo, altrimenti uno qualunque dei tuoi innumerevoli familiari sarà ucciso. Uno qualunque".

In due settimane Starks deve scoprire chi manovra il gioco, che a poco a poco lo sta distruggendo professionalmente ed economicamente, con calunnie create ad arte che rovinano la sua reputazione professionale ed umana, con conti bancari svaniti, morti improvvise ed apparentemente accidentali di chiunque in qualche modo entra in contatto con lui ed il suo caso. Cercando tra i suoi ricordi e mettendo in atto autentiche tecniche d’investigatore, il dottor Frederick Starks decide di combattere la sua lotta con l’astutissimo e potentissimo personaggio che lo perseguita, sino a portarlo ai limiti estremi. Da preda non avrebbe scampo. Troppo prevedibile.

I colpi di scena si susseguono per tutto il romanzo sino a trasformare la preda in cacciatore. Un cacciatore furbo, implacabile quanto e più del suo persecutore.

Inizia allora la rivolta del mite, lo spirito di conservazione, l’intelligenza pura che non accetta di capitolare di fronte ad una ingiustizia, di fronte alle menzogne, di fronte ad uno spettro che giunge dal suo passato e della cui sorte lui viene ritenuto responsabile, anche se non ne serba alcun ricordo. Cosa accadde in passato che ha la forza di sprigionare un odio così devastante? Una lucida pazzia che cerca la distruzione sua e della sua stessa esistenza di uomo e di psicoanalista, qualcosa che dal passato si affaccia con forza e potenza nel suo presente sradicandolo dalla sua tranquilla quotidianità, dalle sue visite programmate, dai suoi riti quotidiani e proiettandolo in quelle situazioni che per la sua professione in passato si è trovato spesso ad analizzare. Un gioco crudele, astuto e tragicamente ben diretto e congegnato, di cui è costretto suo malgrado a dover accettare le regole, giocandolo fino in fondo, sino a trasformarsi lui stesso nel gioco. Ora è lui l’attore principale, lui può determinare gli eventi anche se questi appaiono sempre più come cocci di un vaso frantumato in mille pezzi ed il suo obiettivo è ricostruire da quei frammenti l’originale.

Chiunque inizierà questa lettura terminerà voracemente il libro, perché l’autore riesce a evocare nelle sue pagine l’ansia del camminare in bilico tra normalità e pazzia, dove la normalità è sempre manipolata dall’oscuro ed implacabile burattinaio, e dove a volte la pazzia sembra diventare l’unico rifugio da una realtà che massacra verità, umanità e coscienza.

 

 

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