Ida Morosini

 

Una Biblioteca per aprirsi al mondo e a una professione

 

Intervista a Ida Morosini, ideatrice e promotrice della biblioteca del Carcere "Bassone" di Como
 

Com’è la situazione generale del carcere in cui opera?

Il carcere Bassone, come tutti gli altri, è terribilmente sovraffollato: quasi 600 detenuti a fronte di una capienza di circa 200. Ciò nonostante il Direttore, gli operatori, gli agenti di Polizia Penitenziaria e i volontari si prodigano per rendere vivibile la condizione detentiva.


Da quanto tempo avete pensato alla costituzione di una biblioteca nel carcere?

Da parecchio tempo, ma concretamente soltanto da circa un anno si è pensato a un progetto strutturato, coordinato e gestito da me.


Com’è nato il progetto?

Dicevo che ci pensavamo da tempo. Già nel 1997 abbiamo presentato il Progetto Biblioteca aperta, da me ideato e redatto, che prevedeva una serie di interventi innovativi per la gestione della biblioteca nel carcere, (dalla certificazione della qualifica di "Operatore di Biblioteca con sapere informatico" per i detenuti, alla catalogazione scientifica del patrimonio librario, oltre alla creazione di una LAN interna e alla connessione agli OPAC), perché potesse accedere al finanziamento del FSE, ma, pur essendo stato approvato, non è stato finanziato.
Dopo qualche anno, è nato Bibliomania - Cantiere culturale, che ho coordinato e che sto ancora eseguendo. Il progetto è nato da una proposta dell’équipe educativa.

In particolare l’Educatrice Patrizia Giai Levra, il Direttore dell’Area pedagogica, Dott. Mauro Imperiale, la Psicologa Emanuela Azzanni, nonché la Direttrice, Dott.ssa Francesca Fabrizi si sono prodigati affinché la biblioteca diventasse uno spazio polivalente, significativo e centrale per le attività trattamentali.


Chi si occupa della gestione della biblioteca?

In attesa della definizione in sede legislativa della figura del bibliotecario in carcere, mi occupo io di tutto, prevalentemente a titolo volontario o con incarico su progetto, se e quando finanziato, avvalendomi della collaborazione di alcuni detenuti in possesso di un’informazione biblioteconomia di base e di una certa pratica di catalogazione.


Quali sono i compiti che potrebbero essere affidati ai detenuti?

Naturalmente dopo opportuna formazione, i detenuti sono in grado di svolgere qualsiasi funzione. Nel corso di quest’anno noi abbiamo offerto un corso base di Biblioteconomia, organizzato in collaborazione con l’ABC, e i detenuti formati già svolgono funzione di reference, catalogazione con l’aiuto della BNI, gestione del prestito, inventariazione e registrazione, sistemazione fisica e cura dei libri. Quando sarà attivata la connessione protetta agli Opac, per ora in fase di progettazione, potranno avvalersi anche della ricerca in rete per tutte le informazioni necessarie e non altrimenti reperibili. Fino ad allora, provvederò io a mediare con l’esterno per tutto quanto si rende, di volta in volta, necessario.

Che funzione potrebbe avere la biblioteca all’interno del carcere?

Noi abbiamo pensato alla biblioteca come a un "cantiere culturale", centro propulsore di diverse e varie attività, che vanno dalla formazione, nell’ambito della Biblioteconomia, della Legatoria, dell’Educazione alla lettura e alla decodifica del testo, giornale o testo letterario, alla promozione della lettura, con l’allestimento di vari laboratori, ma soprattutto alla circolazione delle informazioni.
Finalità principe di tutte le attività è la riflessione del detenuto sui propri vissuti, alla ricerca di modelli positivi di riferimento e a sostegno degli auspicabili percorsi rieducativi finalizzati al reinserimento sociale dopo la scarcerazione.

La biblioteca, cioè il libro, cioè la lettura affiancano e supportano magnificamente gli interventi trattamentali messi in atto per i detenuti dall’équipe dell’Area Psicopedagogica.


Quali apporti esterni potrebbero essere utili?

Generalmente una più puntuale sensibilizzazione della società civile verso le problematiche carcerarie. Noi abbiamo pensato di stimolarla mediante l’organizzazione di "giornate a tema", incontri e dibattiti da tenere, in presenza di detenuti che siano nelle condizioni giuridiche adatte, presso le varie circoscrizioni, con l’aiuto del Comune o di altri sponsor, fuori e dentro le mura. Si inizierà a gennaio prossimo.

Abbiamo anche attivato una rete di interscambio che vede nella scuola secondaria e nell’università gli interlocutori privilegiati per una più puntuale informazione e per la costruzione di una cultura di tolleranza e di apertura alla diversità.

Più in particolare sarebbe oltremodo utile, anzi direi indispensabile, la decisione di un ente locale, Comune o Provincia in attesa che il Parlamento si pronunci in merito, di assumere o incaricare formalmente chi si occupa della gestione bibliotecaria nel carcere, per impedire ovvi turn over e conseguenti disservizi, che, inevitabilmente costituiscono una sorta di tela di Penelope.


La lettura è per lei un valido strumento di rieducazione?

Ovviamente sì. Perché apre le porte a magici mondi dove, al di là di tutto e tutti, è possibile essere liberi e protagonisti della propria storia, dove i sogni non sono più sogni ma realtà, viva e operante in quella sede del nostro cervello che poi può tradurre in atti e comportamenti reali i pensieri consapevolmente o inconsapevolmente da essa stimolati.

L’"evasione" che la lettura regala, oltre a distrarre il detenuto dalla sua drammatica condizione detentiva, lo obbliga a interrogarsi sulle proprie scelte, a riconoscere e confrontare sentimenti, emozioni, situazioni e comportamenti e, conseguentemente, attiva processi di valutazione e autovaluzione, che assumono forti connotati e valenze rieducative e riabilitative.


Com’è operata la scelta dei libri?

Per ora il patrimonio continua ad essere frutto di donazione. Tuttavia, ora che tra l’altro siamo già dentro il sistema intercomunale di Como, è attivo il servizio di interprestito e il catalogo sarà condiviso dalle altre biblioteche del sistema, è nostra ferma intenzione superare l’oramai anacronistica concezione filantropica della gestione dei libri, che di fatto, impedendo la scelta, non è in grado di garantire la soddisfazione del bisogno di lettura degli utenti, contravvenendo a due dei principi base della Biblioteconomia, contemplato nella 2° e 3° legge di Ranganathan : "A ogni lettore il suo libro, A ogni libro il suo lettore".

In tale ottica la scelta dei libri sarà ritagliata sulle finalità della biblioteca e sulle esigenze dei detenuti, opportunamente sondate con questionari, lettura e analisi degli indici di circolazione, unitamente a periodica revisione e scarto sulla base della griglia di Whittaker e del metodo SMUSI. I finanziamenti utili si avvarranno della fruizione dei fondi derivanti dai progetti coordinati del sistema.

 

 

 

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