Luigi Manconi

 

"Oggi la prigione crea soltanto altro crimine"

 

Il Mattino, 13 novembre 2002

 

"È una notizia tristissima. Spero che nelle prossime ore venga superata dalle scuse rivolte ad Antigone". Luigi Manconi, ex portavoce dei Verdi e attuale presidente dell’associazione "A buon diritto", è preoccupato. La nota del D.A.P. complica un quadro già di per sé allarmante: condizioni di vita difficili nelle carceri, timori che vengano nuovamente deluse le speranze di un gesto di clemenza verso i detenuti.

 

"Il capo del DAP, Giovanni Tinebra, ha partecipato martedì 5 novembre a un convegno organizzato dall’associazione che io presiedo e da Antigone. C’erano anche il presidente della Camera, i responsabili giustizia dei partiti, i presidenti delle commissioni giustizia: nessuno di loro, immagino, ha pensato di partecipare a una iniziativa promossa da una associazione anarco-insurrezionalista e tutti si sono detti estremamente soddisfatti per l’alta qualità del dibattito. Antigone ha un merito che è gravissimo non riconoscerle: opera nel senso esattamente opposto a quello paventato in quella circolare del DAP, lavora per la mediazione e la pacificazione".


Come spiega, allora, questa nota del DAP?

 

"Temo che riveli un riflesso condizionato di natura corporativa. Vale a dire, le carceri devono restare luoghi separati, spazi opachi sottratti al controllo dell’opinione pubblica, della classe politica, della società civile. Questo è anche il senso di quegli allarmi che, con superficialità, il ministro della Giustizia continua a reiterare. Invece, non si dice che da settimane è in corso nelle carceri una mobilitazione incondizionatamente pacifica dei detenuti, che chiedono solo e esclusivamente il riconoscimento dei propri diritti. È interesse pubblico che le carceri siano sottratte alla loro separatezza, che diventino luoghi sicuri ma trasparenti. E questo è quanto cercano di fare Antigone, la mia associazione e tante altre simili".

 

Questo impegno non dovrebbe rientrare nei compiti dello Stato?

 

"Lo Stato esercita un lavoro di controllo, relativo alla sicurezza. Per come sono le carceri oggi, costituiscono una istituzione criminogena, ovvero che riproduce all’infinito il meccanismo delitto e castigo, e non un’istituzione che recupera e rieduca, come vuole la Costituzione".

 

Domani il Pontefice sarà in visita a Montecitorio. Come in occasione del Giubileo, si torna a parlare della possibilità che Giovanni Paolo II parli delle carceri e il Parlamento già si divide sull’ipotesi di un indulto.

 

"Di indulto o amnistia meno se ne parla e meglio è. Per prima cosa bisognerebbe agire. Le troppe parole spese nel Duemila hanno avuto il solo effetto di incrementare prima le attese dei detenuti e poi la loro frustrazione, quando quelle attese si sono rivelate vane".

 

Un indulto condizionato alla buona condotta futura del detenuto. È una strada percorribile?


"Non scelgo una soluzione rispetto a un’altra. Importante è fare qualcosa".


Non sia il Pontefice a determinare le scelte del Parlamento, dice il segretario del PDCI, Oliviero Diliberto.

"Non ci vedo nulla di male. In primo luogo mi interessa il risultato, a prescindere da chi lo determina; in secondo luogo, sul tema carcere la Chiesa cattolica si mostra assai più sensibile e attiva della grandissima parte della classe politica".


Come giudica gli interventi di questa maggioranza in materia di giustizia?


"Penso che una politica garantista sia l’esatto contrario di quella perseguita da questo governo".

 

Precedente Home Su Successiva