Sergio Cusani

 

Sergio Cusani: "Occorre un piano di intervento sociale"

 

Il Tempo, 16 novembre 2002

 

Sergio Cusani insiste sul recupero sociale dei detenuti. L’associazione «Liberi» di cui fa parte e il gruppo Abele hanno portato avanti durante il Giubileo una proposta articolata che darebbe un lavoro ai detenuti usciti dal carcere. L’importante per Cusani è in ogni caso dare subito un segnale e affrontare subito dopo i problemi generali del pianeta carcere.

 

Qual è la soluzione ideale secondo lei?


«Sarebbe legare l’indulto irrevocabile all’amnistia condizionata e a un piano di intervento sociale».


In che cosa consiste questo piano?


«Un piccolo "piano Marshall": coinvolgere il privato sociale, tutte le strutture territoriali di accoglienza per permettere ai detenuti che escono e che non sanno dove andare di avere la possibilità di acquisire dei crediti formativi, di imparare un mestiere. Un atterraggio morbido nel reinserimento sociale».

 

Questo programma ha tempi lunghi?


«No perché abbiamo messo in piedi un cartello di una serie di strutture territoriali pronte a farsene carico, tra l’altro a un costo pari a un settimo di quanto paghi lo Stato. Ogni detenuto, infatti, costa 87 milioni di vecchie lire all’anno solo di penitenziario, cioè 7 milioni 250 mila al mese. Una borsa-lavoro costa dalle 900 mila lire al milione».

 

Ha illustrato questa proposta ai leader politici?


«Ne ho parlato con Gianfranco Fini che l’ha apprezzata moltissimo perché va incontro anche alla legittima preoccupazione per la sicurezza. Il governo Amato all’epoca aveva stanziato una somma finalizzata a questo progetto di recupero».

 

Sul piano penitenziario i problemi da affrontare sono però molteplici.


«L’importante è partire. La posizione di Bertinotti è apprezzabile perché pone un punto fermo. È l’inizio di un percorso. Prima il presidente della Repubblica nel carcere di Spoleto e poi il Papa a Montecitorio hanno dato il via: siamo a un giro di boa. Se non si comincia da qualche parte finisce come con il lavoro della commissione Grosso, che è finito in un cassetto, e oggi con la commissione Nordio che rischia di finire in un cassetto fra tre anni».

 

Lei parlava di indulto irrevocabile e di amnistia condizionata. Che eco pensa avrà tra i partiti?


«Nei prossimi giorni se ne parlerà anche perché alla Camera arriva l’"indultino". Il Papa è entrato molto nello specifico: oltre a chiedere la riduzione della pena ha parlato di recupero e di reinserimento. Ha ragione Anna Finocchiaro a ipotizzare un percorso più lungo, intanto però occorre dare il "là" e anche la discussione sulla proposta Boato sull’abbassamento del quorum è comunque un’occasione di confronto».

 

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