"Il Parlamento non vuole la clemenza"

 

Indultino, il premier ci ripensa

Berlusconi: "Il Parlamento non vuole la clemenza, dunque servono più carceri"

 

Il Manifesto, 3 marzo 2003

 

Berlusconi ha cambiato idea. Che Forza Italia avesse deciso di silurare la legge sulla sospensione della pena, il cosiddetto indultino, si era capito già subito prima dell'approvazione della legge alla camera, quando gli azzurri prima tentarono di bloccarla riproponendo a sorpresa l'amnistia, poi concessero il semaforo verde, spiegando però che tanto la legge Pisapia - Buemi si sarebbe arenata al senato.

È stato così. Fino a ieri, la legge non aveva fatto un solo passo avanti a Palazzo Madama. In compenso circolavano voci in quantità su un tentativo di accordo tra i due poli basato sulla sostituzione dell'indultino con l'amnistia, ma di soli sei mesi. E ieri è uscito allo scoperto il premier (sia pure con una delle sue formule abituali, dì quelle studiate apposta per poter sempre dire di essere stato male interpretato). "Mi sembra - ha detto - che sia pure in maniera ufficiosa il parlamento non voglia procedere con un atto di clemenza nei confronti dei detenuti. Quindi bisogna puntare ad aumentare il numero dei posti disponibili". Invece che svuotare le galere, il capo di Forza Italia mira insomma a costruirne di nuove.

Anzi, c'è già stato un incontro con il ministro della Giustizia Castelli, che è da sempre di questo avviso.

Obiettivo: "Un piano per realizzare più carceri". E l'indultino, la clemenza, gli appelli del papa? "Ho già detto che occorre lasciare libertà di coscienza a Forza Italia e alla coalizione".

Immediata la reazione dell'opposizione. "Sono dichiarazioni sconcertanti", ha detto il capogruppo diessino nella commissione giustizia del senato Calvi.

"A non voler più sentire parlare di indultino o indulto - aggiunge - sono Berlusconi e Castelli. Le camere hanno lavorato ed è auspicabile che in tempi brevi si possa approvare un buon provvedimento".

"Un nuovo giro di valzer di Berlusconi", aggiunge il responsabile della giustizia della Margherita Fanfani. In effetti, è difficile dare per silurato dal parlamento un provvedimento già approvato dalla camera, e non erano certo questi i toni usati da Berlusconi quando mirava al provvedimento di clemenza.

Le proteste dell'opposizione hanno quanto meno smosso le acque. Il presidente della commissione giustizia del senato Caruso ha annunciato la calendarizzazione in commissione per la prossima settimana. Non è affatto detto, però, che il provvedimento passi, ha aggiunto Caruso. Prima ha definito la legge sulla sospensione della pena "un indulto mascherato". Poi ha aggiunto che, essendo un provvedimento molto delicato, "da formazione della volontà avverrà solo all'ultimo momento".

Infine ha specificato che, dopo le insistenze di molti senatori, ha deciso di chiedere alla commissione della camera di poter rimettere in discussione anche i provvedimenti lì bocciati, l'amnistia e l'indulto.

Gli estremi perché riparta la giostra sulla pelle dei detenuti ci sono tutti. E nella querelle si è inserito il sindacato degli agenti penitenziari, Sappe. Macché nuove carceri. Quel che serve, ha sostenuto, sono tremila nuove assunzioni fra le guardie.

 

 

 

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