Sciopero della fame dei Radicali

 

Carceri: Capezzone, D’Elia, Bernardini in sciopero della fame

 

Roma, 7 dicembre 2002

 

Assicurare un binario parlamentare urgente e sicuro, nelle procedure e nei tempi, a proposte su indulto, sospensione della pena, liberazione anticipata e condizionale.

"Mai e in nessun caso, attraverso un’azione nonviolenta, chiederemmo un voto positivo su una di quelle proposte: ma chiediamo un voto, chiediamo che sia chiaramente e inequivocabilmente tracciato il percorso attraverso cui le Camere diranno "sì" o "no" a quelle ipotesi. Chiediamo, insomma, che sia assicurato un binario parlamentare urgente e sicuro, nelle procedure e nei tempi, per la loro discussione e votazione".

 

Nel corso di una conferenza stampa, tenuta stamattina nella sede radicale, è stato reso noto questo appello, lanciato dal Segretario di Radicali italiani Daniele Capezzone, dal Segretario di Nessuno Tocchi Caino e membro della Direzione radicale Sergio D’Elia e dalla Presidente di Radicali italiani Rita Bernardini:

 

Alla cortese ed urgente attenzione

dei Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati

A tutti i Deputati e Senatori

p.c. Ai Presidenti delle Regioni, delle Province, ai Sindaci, ai Consiglieri regionali, provinciali, comunali

A tutti i Segretari di partito

 

Roma, 7 dicembre 2002

 

 

Signor Presidente del Senato, signor Presidente della Camera, signori Senatori, signori Deputati, è con speranza e fiducia che ci rivolgiamo a Loro, come anche a quanti ricoprono, ad ogni altro livello, nel nostro paese, responsabilità istituzionali e politiche.

 

Sono ormai trascorsi quasi due anni dalla conclusione del grande Giubileo proclamato dalla Chiesa cattolica, in occasione del quale tanta parte del mondo politico sembrò non solo percepire, ma comprendere fino in fondo la drammaticità della situazione delle carceri italiane. Per decenni, il movimento radicale dei diritti civili e umani, con la guida di Marco Pannella, aveva detenuto un monopolio - triste e non ricercato – di attenzione nei confronti di quella realtà: invece, con gioia, nel 2000, scoprimmo o credemmo di avere scoperto che quel seme cominciava a dare frutti. Trasversalmente, come si dice, sembrava emergere la consapevolezza della insostenibilità di una situazione in cui alla giusta pena da scontare a seguito della commissione di un reato si aggiungeva un supplemento, un "di più", legato non solo alla inciviltà, ma alla tecnica e letterale illegalità dello stato delle nostre carceri. Un po’ da ogni parte emersero buoni propositi, e spesso più di meri propositi: poi, però, tutto fu presto riassorbito dalle sabbie mobili dell’"altro", delle mutevoli urgenze della politica ufficiale italiana.

 

Va sottolineato che, alla comprensibile delusione per questo corso delle cose, tanta parte dei detenuti italiani ha risposto offrendo una rara e preziosa testimonianza di civiltà e di amore civile, partecipando, ad esempio, all’iniziativa nonviolenta promossa da Marco Pannella volta a chiedere il ripristino del "plenum" costituzionalmente prescritto per il Parlamento e la Corte Costituzionale. I detenuti, i "dannati", che si fanno carico di aiutare lo stesso Stato che li ha reclusi a recuperare elementi -circoscritti ma certi- di legalità.

Da ultimo, poco meno di un mese fa, il Parlamento della Repubblica ha ospitato l’intervento di Giovanni Paolo II, e ha salutato con un grande, corale applauso il passaggio nel quale Karol Wojtyla esprimeva l’auspicio della adozione di misure di clemenza per i detenuti.

Anche dinanzi a tutta questa vicenda, noi riteniamo -qualunque sia il giudizio di merito, di adesione o di avversione politica, sui provvedimenti che stiamo per evocare- che sia giunto il momento, per le Camere, di assumere una decisione su questo tema.

 

Esistono proposte in materia di indulto (ipotesi già sollevata, nella scorsa legislatura, dal senatore Milio, e oggi recuperata in numerosi disegni di legge); o -anche- proposte in materia di "sospensione della pena" (si tratta, in particolare, del testo presentato dagli onorevoli Buemi e Pisapia e sottoscritto da oltre 80 parlamentari di ogni schieramento politico); o – ancora - in materia di liberazione anticipata e condizionale (è il testo presentato dall’onorevole Bondi). Mai e in nessun caso, attraverso un’azione nonviolenta, chiederemmo un voto positivo su una di quelle proposte: ma chiediamo un voto, chiediamo che sia chiaramente e inequivocabilmente tracciato il percorso attraverso cui le Camere diranno "sì" o "no" a quelle ipotesi. Chiediamo, insomma, che sia assicurato un binario parlamentare urgente e sicuro, nelle procedure e nei tempi, per la loro discussione e votazione.

Ci rivolgiamo a ciascuno di Loro, nelle Loro diverse responsabilità di cittadini, di militanti politici, di uomini e donne delle istituzioni, affinché facciano quel che riterranno necessario, opportuno e possibile.

Per aiutare questa riflessione e - lo speriamo - la successiva azione, inizieremo, dalla mezzanotte, uno sciopero della fame, strumento e testimonianza, anch’esso, di dialogo, di speranza e di fiducia. Grazie.

 

Daniele Capezzone

Sergio D’Elia

Rita Bernardini

 

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